Lavoro: Speranza, Passione, Futuro

Al momento stai visualizzando Lavoro: Speranza, Passione, Futuro

Il 1 maggio scorso si è svolta come da tradizione la Festa del Lavoro con il tradizionale Concertone a Piazza San Giovanni a Roma. Sono stata molto colpita dal titolo che gli organizzatori hanno dato all’evento di quest’anno: “la Speranza, la Passione, il Futuro”, parole quanto mai dense di significati… Non sono forse proprio la Speranza, la Passione e il Futuro  i grandi “Assenti” nei pensieri individuali e collettivi in questo delicato momento di crisi?

Sembra infatti che per la maggioranza delle persone la Speranza sia ormai “morta” o comunque in fin di vita, che la Passione languisca sotto le ceneri della sfiducia e del pessimismo,  che il Futuro sia avvolto dalle nebbie e che diventi sempre più cupo mano mano che si avvicina…

Cosa sta succedendo?

Sembra quasi che questa Crisi stia facendo danni e vittime come una guerra, tra le macerie di imprese che chiudono, l’angoscia delle persone che perdono il lavoro, lo scoraggiamento di quelli che lo cercano senza trovarlo…per non parlare della disperazione di coloro che arrivano a togliersi la vita….

Si sono additati diversi colpevoli di questa tragica situazione, dalla Finanza alla Politica, dallo Spread alla Globalizzazione, non è affatto semplice arrivare al bandolo di una matassa così intricata in un sistema complesso in cui ciascuna parte influenza tutte le altre…

Riflettendo in modo per quanto possibile distaccato su questo delicato momento mi sono resa conto che il vero grande Assente è l’Uomo stesso che è messo ai margini anziché al centro, che è vittima anziché protagonista della scena.

A livello sociale e politico non si fa altro che parlare di soldi, di tagli, di come far quadrare i conti… a livello individuale la priorità è quella di tirare a campare, di arrivare alla fine del mese, di trovare uno straccio di lavoro pur di sopravvivere…

Ma siamo sicuri di centrare il vero cuore del problema?

Non so se conoscete la pluri-citata teoria dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow, uno dei fondatori della psicologia umanistica. Maslow ha categorizzato i bisogni umani su 5 livelli in una gerarchia che può essere rappresentata come una piramide alla cui base stanno i bisogni primari (la sopravvivenza e la sicurezza), seguiti da quelli relazionali (appartenenza) e da quelli psicologici (stima di sé) fino a quelli di espressione di sé e creatività (autorealizzazione). Oltre il vertice di questa piramide ci sono le aspirazioni più elevate dell’uomo, che consistono nel superamento di sé stessi, nel perseguimento di ideali etici e spirituali(trascendenza).

(by Wikipedia)

Secondo Maslow i bisogni funzionano in modo progressivo, il che significa che solo se si è soddisfatto il livello precedente si può salire a quello successivo. Questo è uno dei punti più controversi del suo modello, ma al di là delle dissertazioni teoriche, quello che osservo è che nella realtà ci stiamo comportando esattamente secondo questo modello!

Siamo (e con il noi intendo i singoli individui e il sistema nel suo complesso) schiacciati e direi quasi bloccati sui primi due livelli (che rimangono in buona parte insoddisfatti), senza riuscire ad accedere ai livelli superiori!

Eppure, come sosteneva Einstein, non si può risolvere un problema allo stesso livello in cui è stato generato.

Così ho la netta impressione che ci stiamo dibattendo nella morsa della crisi, dei problemi, dei dati negativi, nella logica materiale ed economica, ed in questo modo rimaniamo sempre più avviluppati in questa grave situazione e probabilmente la peggioriamo!

Credo quindi che la “soluzione” vada cercata ai livelli più alti della piramide, facendo leva sulle capacità generative dell’uomo, sulla capacità di innovare e di trovare soluzioni creative, sulla socialità e la solidarietà, sulla capacità di fare rete, di creare sinergie, mirando verso un obiettivo da costruire.  Per tornare alla metafora di prima, la guerra finisce non solo nel momento in cui cessano le bombe, ma soprattutto nel momento in cui si sogna e si disegna il futuro!

Analogamente, a livello individuale, se perdiamo la speranza nella ricerca del lavoro, se crediamo che lavorare con la propria passione sia una pura utopia, se non abbiamo più fiducia nel domani, se ci accontentiamo di un lavoro “qualsiasi, non solo non realizziamo il nostro potenziale, ma rischiamo di lasciare insoddisfatto proprio il bisogno di sicurezza a cui aneliamo e per cui siamo disposti a sacrificare tutto il resto!

Cosa significa quindi tutto questo?

Significa sollevarci da problemi contingenti per guardare più lontano

Significa credere alla possibilità del cambiamento per renderlo effettivamente possibile…

Significa prendere consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri valori

Significa seguire la nostra spinta “autorealizzativa” per poter davvero realizzare qualcosa che abbia un impatto anche sugli altri e sul mondo esterno….

Significa che in realtà, prima di cercare lavoro bisogna trovare sé stessi…

Questo articolo ha 21 commenti

  1. Luigi

    Cara Mariangela hai centrato chi è al centro è l’essere umano.
    E la crisi? la crisi è innanzitutto spirituale e dalla nostra interiorità dobbiamo partire. Non è possibile che oggi ci si uccida per debiti. La vita è sacra e noi abbiamo una grande occasione di viverla nel miglior modo possibile. Dobbiamo ricominciare dai valori: famiglia, amore, vita, Dio. Non dal culto del denaro. il denaro è semplicemente un mezzo non un fine.
    Anche io trascorro momenti difficili anche di angoscia pensando ai miei figli. Ma ho delle enormi da inseguire ed una di queste è dare una mano a ricostruire le macerie del paese e dare speranza ed aiutare gli esseri umani a crescere. se sei perso, se ti senti senza speranze datti una grandissima sfida, abbi una visione questo ti darà energie enormi e la voglia di ricominciare! Complimenti Mariangela

  2. Mariangela

    Grazie mille Luigi per le tue parole!
    siamo assolutamente allineati! Partire da noi stessi e dai nostri valori, riaccendere la speranza: è questo che ha poi l’impatto più concreto nella nostra realtà!
    Se ci fondiamo sul mero bisogno di sussistenza rischiamo di non avere neppure quello, mentre se puntiamo più in alto, tutto il resto verrà di conseguenza!
    Grazie Luigi, servono persone che come te comunichino la speranza e aiutino le persone a crescere!
    un caro saluto

  3. Donatella

    Cara Mariangela, come non condividere ogni singolo passo del tuo approfondimento? Grazie per gli spunti di riflessione e lo stimolo a ” resistere”. Purtroppo questa crisi mina tutti i livelli della citata piramide di Maslow, colpendo soprattutto quelli più alti laddove spesso la realizzazione di sé passa attraverso il proprio lavoro. Per questo ho parlato di “resistenza”: se, come dici tu e condivido appieno, una soluzione possibile passa attraverso il livello più alto, attraverso cioè la nostra capacità creativa, dobbiamo opporre resistenza affinché la nostra lucidità, la nostra capacità di analisi e progettuale restino a livelli alti. Ma come fare dato il generale clima di incertezza?

  4. Andrea

    buongiorno, ma veramente un sincero buongiorno considerato quello che esprimi nell’articolo
    perdonami la parvenza di ovvietà nel mio commento ma ti garantisco che l’osservazione è più che sincera: hai fotografato il mio pensiero!!!
    sono da sempre un ferreo realista e nella situazione che stiamo vivendo lo sono più che mai
    otto anni fa ha chiuso l’azienda in cui ho lavorato per venticinque anni con tutta la forza della mia giovinezza ed in cui mi sono formato, un fatturato ed una cura nei processi lavorativi e del trattamento del cliente in perenne ascesa verso risultati migliori di quanto si potesse mai sperare; dal mio punto di vista sempre realistico, non mi sono disperato ed in tre anni, in Puglia, ho cambiato tre aziende restando fermo in tutto un solo mese, ancora oggi sono impegnato nella terza azienda ed anche se non riesco a trarre le soddisfazioni economiche e lavorative in cui continuo ad auspicare, non tiro a campare e non impreco contro il governo che altro non è, ricordiamocelo tutti, che espressione dei nostri modi di fare e di essere.
    Quanto scrivi nel tuo articolo è giusta razionalità, unica ancora di salvezza in situazioni di tempesta come quella attuale; qualcuno un pò di tempo fa ha detto che siamo un popolo di “lamentoni” ed io non l’ho trovata una considerazione del tutto errata, per noi e per i nostri figli abbiamo il dovere di continuare a perseguire degli ideali con tenacia e con caparbietà, superando gli ovvi momenti di sconforto, abbiamo il dovere di continuare o iniziare a sognare
    e chissà che prima o poi …..
    io sono fiducioso e ti garantisco che non vivo una situazione tranquilla, considerato che potrei diventare un cinquantenne in cerca di lavoro!!
    Ancora complimenti per le parole di sincero conforto e come al solito di robusto slancio verso il fare e non verso il dire
    ancora una buona giornata

  5. Coach Lavoro

    Cara Donatella, ti ringrazio per il tuo apprezzamento!
    Mi piace molto il concetto di resistenza, che mi fa pensare subito a quello psicologico di RESILIENZA (http://it.wikipedia.org/wiki/Resilienza) di cui parlerò presto sul blog.
    Per tenere vigile e attiva la nostra “lucidità” e la nostra capacità analitica e progettuale, possiamo senz’altro fare riferimento alla saggezza orientale che pratica la meditazione come strumento per “distaccarsi” centrarsi ed elevarsi. Ciascuno può trovare il suo modo….può essere la pratica del silenzio, il training autogeno ed anche la scrittura ad esempio…
    Quando siamo rasserenati possiamo visualizzare il futuro che vogliamo creare fino a farlo diventare un progetto dettagliato (quando walt disney affermava: “se puoi sognarlo, puoi farlo”, intendeva proprio questo!).
    Alla forza della crisi dobbiamo opporre una forza uguale (di intensità) e contraria: questo significa che dobbiamo saper osare e andare fuori dagli schemi: alla fine, cosa può essere più rischioso di questo clima di incertezza perenne?

  6. Coach Lavoro

    Grazie mille Andrea! sai, guardandomi un po’ in giro, leggendo post e articoli su internet mi sono resa conto che questo pensiero si sta diffondendo in silenzio….non è un caso quindi che siamo allineati, come ho scritto anche @luigi!
    Voglio riportare le tue parole che mi hanno molto colpita: “abbiamo il dovere di continuare a perseguire degli ideali con tenacia e con caparbietà, superando gli ovvi momenti di sconforto, abbiamo il dovere di continuare o iniziare a sognare” ed aggiungo…ad agire, come hai fatto tu negli ultimi 3 anni e come stai continuando a fare…con un “robusto slancio verso il fare”!

    Grazie di cuore! a presto!

  7. Cristina

    Ciao a tutti, vorrei ringraziare Mariangela e Luigi per le parole di conforto. Queste parole, in un certo senso, mi sono sembrate un principio di risposta ad un grosso dubbio che mi assilla. Vorrei condividerlo con voi, per avere anche altri pareri.
    Io sono precaria da svariati anni (ora ne ho 36) e al momento sono disoccupata. Sono sposata, senza figli, e mio marito purtroppo è anche lui disoccupato (e precario). Mi trovo ora ad un bivio: percepisco da febbraio il sussidio di disoccupazione, che mi consente di coprire la rata del mutuo e abbiamo raggranellato pochi spiccioli che ci consentiranno di mangiare(ma solo mangiare)per qualche mese. Il mio dubbio è questo: ho un sogno, che è quello di lavorare nel turismo in recettività (cioè il turismo in entrata in Italia)al momento ho trovato un’agenzia di viaggi che mi supporta in questo progetto, ma non mi da altro che il supporto strumentale e il proprio nome(cioè mi permette di prendere accordi a suo nome). Il mio guadagno verrà solo dalla vendita di pacchetti e servizi che riuscirò a fare. Per il resto è tutto da creare: rete di contatti di fornitori, rete di clienti, rete di vendita. Ho tante idee, ma il lavoro da fare è moltissimo e soprattutto c’è molto da investire in termini di denaro(devo pur andare sul posto e verificare la fattibilità di un pacchetto, o alle fiere per prendere contatti). Per riuscire a creare qualcosa di concreto ci vorrà del tempo e nel frattempo con che cosa vivo? Tra qualche mese non avrò più la disoccupazione, e allora? Che fare? Insisto ad inseguire un sogno o cerco un lavoro qualsiasi(precario, naturalmente!)? Qualcuno ha voglia di darmi qualche parere? Grazie

  8. Vanni

    Mi volevo aggiungere a coloro che si sono complimentati con il tuo articolo Mariangela: molto conciso ma carico di suggestioni. Vorrei riprendere la tua domanda “cosa può essere più rischioso di questo clima di incertezza perenne?” per confermare che non c’è niente di peggio! Lo dico perché dopo aver dovuto abbandonare la mia azienda a 50 anni mi trovo, con enormi difficoltà, a cercare un lavoro; lo scoraggiamento e l’angoscia sono enormi e la spinta a fare qualsiasi cosa è grande ma sento che, come dici tu, è fondamentalmente sbagliata. Ritengo che contrariamente a quanto il “sistema” di valori imperante ci vorrebbe far credere, cioè che al raggiungimento di una certa soglia anagrafica siamo vecchi e superati (e purtroppo leggendo gli annunci di lavoro la discriminante anagrafica – seppure illegittima – è ben viva e presente), le persone che hanno raggiunto una “maturità” lavorativa sono quelle più in grado di comprendere la complessità del mondo e dare un contributo di fondamentale importanza. Concludo con una piccola osservazione aggiuntiva, uno spunto di riflessione (anche se parzialmente fuori contesto): siamo sicuri che la crescita, così come ci viene propinata, sia l’unica alternativa possibile? Non sarebbe il caso di lottare perché si ritorni a un sistema più vicino ai nostri veri fondamentali bisogni? Talvolta ho come l’impressione che siamo su un treno in corsa verso chissà dove e in procinto di deragliare … scusate la prolissità, un caro saluto a tutti!

  9. Pietro

    Buonasera
    è stato veramente piacevole leggere, da questa finestra luminosa,parole socialmente sublimi.In questo momento di crisi la parola d’ordine sembra essere “cerchiamo l’uomo”.E’ un bisogno questo ,antico quando l’uomo stesso.La piramide come emblema dei bisogni dell’uomo,certo che lo studio dell’anima ha fatto passi da giganti (perdonate la mia ignoranza) ero rimasto alle piarmidi-tombe.Mi ha incosciamente turbato la foto (delle ombre umane che si tengono per mano su uno sfondo non identificato :sembra la biosfera su cui viviamo)e per questo che porto questo mio pensiero.Tenersi per mano è ammettere che esistano gli altri.Quindi occorre cercare gli altri non se stessi,o mi sbaglio? L’egoismo deve smettere di attanagliarci,dobbiamo cominciare ad ammettere che “sopratutto” gli altri abbiano ragione. Sarebbe un buon inizio per un’era nuova.Questa è la mia speranza.Perdonatemi un’appunto sui suicidi,ai quali va una sempre una mia preghiera : questo gesto insano per noi occidentali,ma sublime per gli orientali,è un gesto lucido e non disperato (solo chi spera può disperare)provo una profonda pena per loro.

  10. Max

    Per quanto possano essere belle parole ciò che avete detto non sono altro che ideali, purtoppo la piramide ha ragione, tu puoi anche aspirare a qualcosa di più grande o meglio ad un livello più alto ma come come citato nell’articolo a proposito di Einstein “non si può risolvere un problema allo stesso livello in cui è stato generato” per il semplice motivo che prima devi risolvere i problemi alla base per poi proseguire fino alla soluzione finale, è semplice logica matematica, tu puoi anche formulare progetti ingegneristici futuribili o teorie di fisica quantistica ma per dimostrare che ciò sia valido devi saper fare i conti 1+1=2 cioè la base di tutto.
    In questo momento sono in pochi quelli che riescono ad avere sufficiente fermezza per riuscire a perseguire i propri scopi o sogni come si preferisce definirli, ma senza sostanze non si va da nessuna parte, si può cercare di sopravvivere per poter sperare di aspirare in qualcosa di Alto, purtroppo ciò che vedo ( e io vedo molto poco rispetto ad altri ) è che stiamo ricadendo tutti verso la base delle NOSTRE stesse piramidi e decisamente non ne siamo abituati perché i NOSTRI problemi di base li abbiamo ormai superati e dimenticati come abbiamo spesso l’abitudine di fare per decicarci a livelli superiori.
    Vi faccio un mio esempio professionale: mi capita di realizzare alcuni progetti semplicemente da un’idea di base a volte un pò strampalata e di questo ho visto persone meravigliarsi, la realtà è che ho accumulato sufficiente esperienza ( fisiologia ) per sapere che certe cose si riescono a fare ( sicurezza ) confermando così la mia utilità professionale ( appartenenza ) purtroppo il mio senso di autocritica ( stima ) non mi soddisfa a sufficienza spingendomi ad un continuo miglioramento ed approfondimento di argomenti di varia natura ( autorealizzazione ) distogliendo però l’attenzione dai lavori più ordinari ( mantenimento fisiologico ) che sono la base su cui poggia la mia professione ma alla quale non do molto peso perché considero ormai superati, questo mi porta inevitabilmente a precipitare dalla vetta appena raggiunta costringendomi a ripercorrere la salita,
    Questo sta succedendo alla nostra società, abbiamo superato lo stadio di necessità e non vogliamo tornare indietro delegando queste incombenze ai paesi emergenti, questi a loro volta e con l’aiuto della nostra spinta tecnologica che non abbiamo voglia di utilizzare, stanno crescendo ed arricchendo mentre noi estinguiamo le nostre ultime risorse per poi ritrovarci costretti ad accettare lavori così umilianti da indurci a riconsiderare la nostra essenza e riscoprire ” L’UOMO AL CENTRO DI TUTTO “.
    Secondo il mio insignificante parere per ottenere la centralità dell’uomo nel mondo, la si può ottenere solo ridimensionando il contesto sociale in gruppi più piccoli collegati tra loro solo per scambi essenziali, reistituire la vecchia moneta ( fisiologia ) per tornare ad essere concorrenziali e incrementare la ricchezza interna ( sicurezza ) rinfonzando così i legami col proprio territorio ( appartenenza ), consolidare il prestigio della nostra cultura ormai in decadenza ( stima ) tornando ad essere un piccolo paese capace di grandi cose e di grande umanità verso tutto il mondo ( autorealizzazione )

    Il resto verrà da sè

  11. Fabio

    Mariangela, bellissimo articolo, condivido pienamente la tua analisi e penso che tu abbia perfettamente centrato il “quadro attuale” e il livello in cui cercare le soluzioni.

    Continua così!

  12. Coach Lavoro

    Ciao Cristina,
    sono contenta che l’articolo ed i relativi commenti ti siano stati di supporto!
    Venendo alla tua questione, penso che il nodo cruciale sia l’arco temporale di riferimento: bisogna cioè fare una distinzione tra breve, medio e lungo termine.

    Mi spiego meglio: quanto è sostenibile la scelta di “inseguire” (e già il verbo la dice tutta…) un sogno che nel breve (quanto breve?) non ti darà entrate ma solo uscite?
    Detta così, molto poco, e quindi il rischio sarà che lo abbandonerai molto presto e, sfiduciata, difficilmente lo riprenderai in mano e anzi ti convincerai che sia di fatto impossibile…

    Ecco perchè è fondamentale ampliare la visuale a lungo termine: lì, all’orizzonte c’è il tuo sogno realizzato che è diventato un vero e proprio lavoro. Da dove ti trovi ora alla tua meta c’è una strada con diverse tappe intermedie che tu stessa puoi scegliere e pianificare, come se fosse un viaggio avventuroso!
    Prima di partire è fondamentale fare un’adeguata preparazione, raccogliere le risorse che ti servono e poi finalmente partire, prevedendo che avrai bisogno anche di fare dei “rifornimenti” di tanto in tanto 🙂

    una tappa del viaggio quindi potrebbe essere anche un “lavoro qualsiasi” non fine a sè stesso ma funzionale a raccogliere quanto ti serve per andare avanti nel tuo viaggio!

    Che ne pensi?!

  13. Coach Lavoro

    Ciao Vanni,
    ti ringrazio molto per il tuo ulteriore spunto di riflessione…
    viviamo in un clima di incertezza per cui, se abbiamo perso il lavoro siamo preoccupati di non riuscire a ritrovarlo….ma anche se ne abbiamo uno, questo può chiudersi da un momento all’altro e lasciarci quanto mai disorientati!
    Ecco che quando tutto intorno sembra crollare, ci rendiamo conto su quanto fossero fragile le fondamenta su cui poggiavamo la nostra vita… e se continuiamo a cercare appigli fuori rischiamo di restare continuamente sballottati…

    E’ per questo che dobbiamo ripartire da noi stessi, radicarci in ciò che siamo e che vogliamo essere per poi slanciarsi verso il nostro obiettivo, che costruiremo con le nostre mani, magari insieme ad altri che condividono il nostro progetto…

    per quanto riguarda la tua ulteriore riflessione …effettivamente sta aumentando la sensibilità al tema della DE-CRESCITA e al DOWNSIZING….mi chiedo solo se forse il focus non sia crescere o decrescere, quanto crescere in un modo etico che metta al centro l’Uomo!

  14. Coach Lavoro

    Caro Pietro,
    il tuo pensiero si lega molto bene al discorso che stavamo facendo con Vanni…
    anche io ritengo che uno dei mali del mondo sia proprio la non eticità che porta a scegliere il proprio vantaggio personale (egoistico) a scapito di quello degli altri!

    ecco proprio qui sta il punto…..non dobbiamo sottometterci passivamente alle esigenze e alle idee degli altri….non dobbiamo rinunciare a noi stessi (anche in questo caso si tratterebbe di un suicidio…!) quanto piuttosto accordare noi stessi con gli altri e con il mondo!

    nella famosa teoria dei giochi si parla di giochi a somma zero o diversa da zero…
    nel primo caso si dice che se IO vinco questo significa automaticamente che TU perdi (e viceversa) e quindi siamo in lotta perenne, mentre invece è possibile perseguire la strategia del IO VINCO – TU VINCI (cooperazione) che significa che è possibile vincere insieme (magari cose di entità o quantità diverse), con reciproca soddisfazione…!
    Ecco, dovremmo ricomunciare a giocare così!

  15. Coach Lavoro

    Caro Massimo
    sono stata molto colpita dalla tua riflessione, ed in particolare dal fatto che sei riuscito a trasporre il modello della piramide sia alla tua esperienza professionale che al più generale contesto socio-politico, il che è una prova della duttilità del modello, e anche della tua flessibilità mentale… 🙂

    prendo spunto da quello che dici, potremo dire che è come se la piramide si fosse spezzata, e quindi non c’è collegamento, scambio, influenza tra i livelli bassi e quelli alti, e questo vale sia per l’uomo singolo che la società! Se ci “abbassiamo” ai primi livelli della piramide di fatto stiamo rinnegando la nostra natura umana (per fare una citazione dotta: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”..), è anche vero che puntiamo troppo in alto, viviamo tra le nuvole dimenticandoci le nostre radici, rischiamo non solo di peccare di “ubris” (la superbia dei poemi greci…) ma anche di morire di fame!

    Ecco quindi che dovremo tornare ad un approccio integrato nella vita come nella società, in un circolo virtuoso per cui le funzioni primarie alimentano le “secondarie” e viceversa!

  16. Coach Lavoro

    Grazie mille Fabio! dai commenti che sto ricevendo oltre che da quello che leggo in rete, mi sembra proprio che molte persone siano di fatto allineate a questa visione e si stiano muovendo in questa direzione…

  17. ALESSIO

    Cara Mariangela hai proprio centrato l’obiettivo quando parli di “guerra”. Durante la guerra infatti si guarda solo all’essenziale per sopravvivere, per ripararsi dalle bombe e non si fa più attenzione ai valori umani. Oggi non ci sono più soldi… si deve tagliare la spesa pubblica; si interviene pesantemente sul sociale; si fanno leggi che di colpo ti lasciano senza stipendio e senza pensione e i tuoi accordi presi tempo prima non valgono più… Di colpo ti ritrovi senza un lavoro dopo anni passati in una azienda.
    Tutto questo bombardamento di problemi voluti anche dalla stessa globalizzazione per i profitti di grandi speculatori internazionali, non possono che abbattere ogni speranza e ogni voglia di crescita o tentativo di risalita dai problemi. E’ dura e forse occorrerà tornare indietro e riconquistare tutti i diritti persi o che perderemo da qui a pochi anni.
    Sono pessimista, ma secondo me qui dobbiamo cambiare radicalmente i nostri stili di vita e tornare ai valori veri della società senza guardare più il mondo globale che ci circonda perchè è proprio questo che ci sta soffocando!!

    Saluti
    Alessio

  18. Fabio

    Per Vanni: tutte giuste le tue considerazioni. Anche io, come te ho superato i 50 e mi trovo nella medesima situazione. Naturalmente bisognerebbe cercare di assecondare le proprie attitudini ma è necessario fare i conti con il contesto e il mercato di riferimento che può essere saturo o non vedere di buon occhio gli over 40/50.
    In conclusione: fatte salve le tue osservazioni che condivido, come ti stai muovendo? Perchè parlarne è positivo ma poi conta l’azione.

  19. mauro

    Non concordo con le premesse dell’articolo se non nella parte in cui si afferma che si è perso di vista l’uomo. È stato citato Maslow, ma l’analisi dei bisogni fatta da Maslow è stata utilizzata non per adeguare la società all’uomo ma per subbordinare l’uomo a false necessità. Nella nostra società è diventata centrale la vendita del prodotto e sono diventate fondamentali tutte le tecniche utili a far diventare necessario il futile o l’inutile. Finchè tutti potevano in qualche modo adeguarsi a questo modo di vivere, perchè comunque un pò di soldi c’erano, tutto è andato bene. Appena si è ritornati alla lotta per la soppravvivenza ci si è resi conto di quale fosse la cruda realtà, di quanto difficile diventa sopravvivere senza lavoro in una società che privilegia chi il lavoro ce l’ha e non lascia speranze a chi non ce l’ha. Quindi sono inutili i pietismi e i moralismi così come è inutile continuare a dire che non si conoscono le cause che hanno portato a questa situazione. Quelli che hanno causato questo casino hanno un nome e un cognome e sono stati favoriti, per convenienza personale, da chi ha detenuto il potere in Italia. Nel 2008 appena è scoppiato il caos finanziario, dalle analisi fatte si è capito velocemente cosa aveva provocato la crisi, ma non un provvedimento è stato preso per evitare che la stessa cosa succedesse di nuovo. Se chi detiene il potere è disonesto e corrotto persevererà in questo comportamente massacrando moralmente e finanziariamente la maggioranza dei cittadini che, proprio perchè sono persone oneste, devono essere calpestate e derise. Vorrei capire come si faccia, in questo clima, a non perdere la speranza e la passione e a vedere un futuro.

  20. Coach Lavoro

    @Mauro, capisco bene ciò che dici…ma mi chiedo anche: chi ci può togliere la speranza la passione e il futuro se non noi stessi?
    e una volta che ce li togliamo…cosa ci rimane?!
    Ok, possiamo fare nomi e cognomi ma… siamo sicuri che le responsabilità siano solo di pochi? o non siamo forse un po’ tutti a creare la realtà che stiamo vivendo…con i tentativi (fallimentari) per cercare di risolverli?
    ad ogni modo, una volta che abbiamo additato i colpevoli, che facciamo? senza speranza sicuramente nulla perchè saremo convinti che tanto tutto resterà come prima e nulla cambierà ma potrà solo peggiorare (che è quello che pensa la maggior parte delle persone già ora…) ma se non abbiamo la speranza…cosa speriamo di cambiare?!?
    A chi diamo il potere di decidere della nostra vita? al mondo esterno? alla politica corrotta e alla finanza malata…o NOI STESSI?!?

  21. Sara

    Condivido quello che scrivi perché lo vivo di prima persona. Sono ancora schiacciata ai primi livelli in quanto svolgo lavori precari. Tuttavia sono insoddisfatta. Vorrei un lavoro più gratificante ma allo stesso tempo un po’ più sicuro. Questo desiderio e mi sembra un po’ contraddittoria perché vedo che se soddisfa una parte non riesco a soddisfare l’altra. Il lavoro Creativo non mi dà quella sicurezza che me ne può dare un altro che non è Creativo. A questo punto cosa fare?

Lascia un commento