Non mi hanno rinnovato il contratto: che faccio?

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In questi mesi estivi capita, più spesso che in altri periodi dell’anno, che i contratti “flessibili” in scadenza non vengano rinnovati, rimandando (in caso) il tutto a settembre…

Non entro nel merito dell’eticità piuttosto che della legalità di questa prassi (su cui ci sarebbe da discutere…), piuttosto mi concentro sull’approccio più produttivo e benefico per chi si trova ad affrontare questa difficile situazione!

C’è chi viene informato con un certo anticipo del mancato rinnovo, chi invece lo “scopre” soltanto l’ultimo giorno, in entrambi i casi si provano emozioni che vanno dalla rabbia per l'”ingiustizia” subita alla delusione per un progetto che all’inizio magari sembrava promettente, alla preoccupazione per un futuro che appare più incerto, alla paura dell’ignoto…

Quando la notizia arriva, chiaramente è già troppo tardi per intervenire, per cui bisogna sempre attivarsi per tempo, ben prima della scadenza, per cercare di costruirsi nuove opportunità dentro e fuori l’azienda. Come dice il saggio proverbio: “Prevenire è meglio che curare!”

Entrando più nello specifico, già dall’inizio del rapporto di lavoro è opportuno chiedersi cosa ci si aspetta dall’esperienza sia dal punto di vista della crescita professionale, sia dal punto di vista economico ed anche delle prospettive di carriera. Le aspettative quindi vanno confrontate, giorno dopo giorno, con le informazioni che possono essere raccolte dal contesto lavorativo:

  • qual è il clima che si respira?
  • quali sono le modalità di gestione del personale?
  • quali sono le strategie che l’azienda sta perseguendo?
  • come è strutturato l’ufficio/il team in cui si è inseriti?
  • cosa posso imparare di nuovo o consolidare? che opportinità di crescita ci sono?

Bisogna insomma aprire bene occhi e orecchie e sfruttare un pizzico di intuito per cogliere anche i cosiddetti “segnali deboli” che indicano la direzione verso cui sta evolvendo la situazione lavorativa.

Oltre a cercare di avere una visione “dall’alto” della situazione, bisogna sempre agire con i piedi per terra, impegnandosi nel lavoro che si sta svolgendo e costruendo rapporti collaborativi, a tutti i livelli.

Questo non solo facilita l’operatività quotidiana, ma rappresenta anche un investimento per il futuro: i contesti lavorativi infatti sono terreno di coltura per le relazioni, dentro e fuori dall’azienda (con partner, clienti, fornitori) che poi vanno a costituire quella rete sociale (network) da cui possono scaturire future opportunità!

Per quanto riguarda le possibilità all’interno dell’azienda:

  • Ci sono delle posizioni che si stanno aprendo (perchè si attivano nuovi settori di business oppure perchè qualche collega sta per lasciare definitivamente o temporaneamente l’azienda)?
  • Oppure ci sono dei progetti in partenza in cui si potrebbe essere coinvolti?
  • Oppure ancora potremmo essere proprio noi a proporre l’avvio di un progetto in cui essere parte attiva e integrante?

 

Mentre si cerca di scoprire…o costruire opportunità dall’interno, non bisogna mai perdere di vista l’esterno.

Mi rendo conto che si tratti di una strategia complessa in quanto prevede di avere un doppio focus (interno/esterno) e quindi di suddividere le energie e l’attenzione in due direzioni differenti. Ma è il prezzo che bisogna pagare per tenersi aperte più strade e aumentare le probabilità di riuscita. Se infatti è vero che non abbiamo un impatto diretto sulle opportunità che provengono dal contesto (a meno che non siamo noi stessi a crearle, ad esempio avviando una nostra attività), è anche vero che possiamo favorire l’incontro con tali opportunità attraverso un approccio positivo, dinamico ed “estroverso”, ossia “aperto verso l’esterno”!

Dopo questa ampia parentesi dedicata a tutte le azioni preventive e pro-attive che si possono fare per consolidare la propria posizione professionale quando si è ancora dentro l’azienda, ora parliamo di come reagire e agire quando ormai ci si trova fuori.

Poco tempo fa la rivista online di Cosmopolitan mi aveva intervistato su questo tema chiedendomi consigli sulle strategie da adottare nel momento in cui ci si trova, spesso da un giorno all’altro, fuori dal mercato del lavoro.

Riassumo i punti principali dell’intervista e poi rimando all’articolo per approfondimenti!

Quando il dado è ormai tratto, la tendenza naturale è quella di lasciarsi prendere dallo sconforto o dalle recriminazioni verso gli ormai ex-datori di lavoro e spesso anche verso se stessi.

E’ opportuno invece fermare il turbinio di pensieri per guardare la situazione da un punto di vista esterno, osservando in modo “distaccato” quanto il rinnovo del contratto dipendesse da noi, dalla nostra prestazione, dalla gestione dei rapporti di lavoro oppure dal contesto aziendale, dallo scenario di mercato, ecc.

Se quest’ultimo è stato il fattore preponderante, allora bisogna prenderne atto e “accettare ciò che non si può cambiare”. Se invece il fattore principale è legato al proprio comportamento, allora è possibile davvero trasformare un’esperienza negativa in una fonte di apprendimento che servirà per non ripetere gli stessi errori nelle successive esperienze di lavoro.

Ad ogni modo, in entrambi i casi, quando termina un rapporto di lavoro, così come succede con uno affettivo, bisogna affrontare e superare il “lutto”, evitando di focalizzare i nostri pensieri su ciò che abbiamo “perduto” e che ormai è alle nostre spalle, e guardando invece avanti verso nuove opportunità che troveremo ancora più stimolanti e soddisfacenti!

Altro errore che si tende a fare comunemente è quello di buttarsi a capofitto nella ricerca, senza sapere bene nè cosa nè come cercare, nè tantomeno come presentarsi.

E’ importante invece fermarsi a fare il punto della situazione, rivedere il proprio percorso svolto fino a quel momento e fare un bilancio delle competenze sviluppate, dei successi ottenuti, degli apprendimenti maturati.

Consapevoli di noi stessi, potremo muoverci in modo più determinato e presentarci come persone capaci davvero di apportare un valore aggiunto per l’azienda a cui ci proponiamo!

Consapevoli delle nostre risorse, saremo in grado di valorizzarle non solo sul curriculum e sulla lettera di presentazione, ma anche nelle interazioni che svilupperemo durante la nostra ricerca del lavoro: con i selezionatori, con i nostri contatti sia nella vita “reale” che su internet ed in particolare sui social network!

Da queste considerazioni emerge in modo ancora più chiaro come sia decisamente più efficace concentrare  le proprie energie sullo sviluppo della proria “employability” (occupabilità) piuttosto che puntare sull’ottenimento del “posto fisso” o sul rinnovo del contrattino che ci è stato proposto!

In ogni esperienza lavorativa, anche quella apparentemente meno significativa, è dunque fondamentale concentrarsi sull’acquisizione, lo sviluppo e il consolidamento delle risorse costituite dalle proprie competenze (tecniche, di settore e trasversali), dalla propria rete di contatti (colleghi, partner, clienti e fornitori) che moltiplicano le possibilità di trovare nuove opportunità, cadendo sempre “in piedi”.

 

 

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