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Questa è una domanda che molti mi pongono, tra speranza e disillusione...
Se dessi una risposta positiva ed entusiasta, come mi verrebbe naturale fare, sarebbe facile replicare che in realtà si tratta solo di un lusso che in pochi si possono permettere, ossia solo chi ha un patrimonio su cui puntare, non ha famiglia da mantenere né tantomeno un mutuo da pagare...
Ma se dicessi che lavorare con la propria passione è impossibile, negherei la mia stessa esperienza di CoachLavoro e quella di tanti wwworkers come me!
Chi sono i wwworkers?
Ne avevamo già parlato a marzo 2011, a poca distanza dall’uscita dell’omonimo libro di Giampaolo Colletti, giornalista, collaboratore del Sole24ore, che ha coniato il termine per definire i world wide workers, i nuovi lavoratori della rete.
Non sono alieni, non sono geni, non sono eroi, ma persone comuni di tutte le età e di varie estrazioni sociali, che hanno deciso di puntare su sé stessi, crearsi una propria attività e aprirla al mondo tramite il web. Sognatori assolutamente realisti, hanno scelto di aprire un business online dopo attenta riflessione su sé stessi prima ancora che sul mercato esterno.
Tramite il web promuovono i propri servizi, come fanno coach (ebbene sì, ci sono anche io tra i wwworkers!), consulenti, personal trainer, wedding planner, editori o copywriter, oppure vendono i loro prodotti, che possono essere enogastronomici (formaggi, pane, vino), artigianali (borse, gioielli) o di altro tipo (dai giochi per bambini ai manti erbosi...).
Di solito lavorano da casa propria e, differentemente da quanto si potrebbe pensare, sono impegnati più delle classiche 8 ore al giorno in ufficio, ma riescono a lavorare meglio perchè gestiscono i propri tempi con flessibilità.
I wwworkers sono gli esempi viventi di quanto abbiamo scritto nel precedente articolo, sulla nuova tipologia di “lavoratori”. Infatti, per quanto questo sia ancora un fenomeno poco visibile, in occidente la natura del lavoro si sta evolvendo, trasformandosi in un “lavoro creativo, nel senso che crea qualcosa di nuovo, un lavoro emozionale e originale, un lavoro che ci realizza perché realizza qualcosa che ha un senso, uno scopo”.
Colletti definisce i lavoratori della rete “appassionati, visionari, intraprendenti e fantasiosi”: sicuramente sono persone che ci hanno creduto e che continuano a crederci. Ma questo non li ha esentati (prima) e non li esenta (poi) da dubbi, difficoltà e fatiche. Alcuni sono riusciti nel tempo a far crescere il business, altri sono ancora nella fase di start-up, ma tutti continuano ad andare avanti, senza mai voltarsi indietro.
Cosa spinge a diventare wwworkers?
L’idea nasce nella maggior parte dei casi dalla ricerca di una soluzione di fronte ad una una necessità, dettata da un licenziamento, dalla precarietà oppure dalla maternità.
Per molti altri invece il lavoro continua ad esserci, ma rende insoddisfatti, compressi, svuotati. Per uscire da quella che ormai è diventata una prigione si cerca un’alternativa, ripescando dalle proprie passioni, dai propri interessi e dalle proprie capacità e talenti personali.
Comunque, sia che si tratti di necessità o di libera scelta, la decisione di mettersi in proprio non è mai istintiva ed improvvisa (questa sì, è un’illusione!), ma è frutto di un percorso interiore, che può durare anche molto tempo, che poi un bel giorno viene messo su carta per essere concretizzato. Un vago desiderio diventa così un piano con attività, tempi e costi, che si mette in atto giorno dopo giorno.
Chi un lavoro ce l’ha deve per forza di cose pianificare una exit strategy, ossia un processo graduale di allontanamento dalla sua situazione attuale: utilizza tutto il tempo libero a disposizione per costruire, mattone dopo mattone, il proprio progetto, e nel frattempo raccoglie i soldi che serviranno nella fase di start-up.
Chi un lavoro non ce l’ha, ha meno budget a disposizione ma ha tutto il tempo e l’energia da dedicare alla creazione del proprio business, che spesso inizia molto in piccolo per poi crescere e svilupparsi gradualmente, grazie ad un costante lavoro di cura dei propri utenti/clienti (o potenziali tali) e di promozione della propria attività.
Quindi possiamo dire che tutti possono diventare wwworker… se si ha una profonda motivazione, una forte voglia di cambiare, un grande sogno da realizzare o anche semplicemente una piccola idea in cui credere.
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Questa è una domanda che molti mi pongono, tra speranza e disillusione...
Se dessi una risposta positiva ed entusiasta, come mi verrebbe naturale fare, sarebbe facile replicare che in realtà si tratta solo di un lusso che in pochi si possono permettere, ossia solo chi ha un patrimonio su cui puntare, non ha famiglia da mantenere né tantomeno un mutuo da pagare...
Ma se dicessi che lavorare con la propria passione è impossibile, negherei la mia stessa esperienza di CoachLavoro e quella di tanti wwworkers come me!
Chi sono i wwworkers?
Ne avevamo già parlato a marzo 2011, a poca distanza dall’uscita dell’omonimo libro di Giampaolo Colletti, giornalista, collaboratore del Sole24ore, che ha coniato il termine per definire i world wide workers, i nuovi lavoratori della rete.
Non sono alieni, non sono geni, non sono eroi, ma persone comuni di tutte le età e di varie estrazioni sociali, che hanno deciso di puntare su sé stessi, crearsi una propria attività e aprirla al mondo tramite il web. Sognatori assolutamente realisti, hanno scelto di aprire un business online dopo attenta riflessione su sé stessi prima ancora che sul mercato esterno.
Tramite il web promuovono i propri servizi, come fanno coach (ebbene sì, ci sono anche io tra i wwworkers!), consulenti, personal trainer, wedding planner, editori o copywriter, oppure vendono i loro prodotti, che possono essere enogastronomici (formaggi, pane, vino), artigianali (borse, gioielli) o di altro tipo (dai giochi per bambini ai manti erbosi...).
Di solito lavorano da casa propria e, differentemente da quanto si potrebbe pensare, sono impegnati più delle classiche 8 ore al giorno in ufficio, ma riescono a lavorare meglio perchè gestiscono i propri tempi con flessibilità.
I wwworkers sono gli esempi viventi di quanto abbiamo scritto nel precedente articolo, sulla nuova tipologia di “lavoratori”. Infatti, per quanto questo sia ancora un fenomeno poco visibile, in occidente la natura del lavoro si sta evolvendo, trasformandosi in un “lavoro creativo, nel senso che crea qualcosa di nuovo, un lavoro emozionale e originale, un lavoro che ci realizza perché realizza qualcosa che ha un senso, uno scopo”.
Colletti definisce i lavoratori della rete “appassionati, visionari, intraprendenti e fantasiosi”: sicuramente sono persone che ci hanno creduto e che continuano a crederci. Ma questo non li ha esentati (prima) e non li esenta (poi) da dubbi, difficoltà e fatiche. Alcuni sono riusciti nel tempo a far crescere il business, altri sono ancora nella fase di start-up, ma tutti continuano ad andare avanti, senza mai voltarsi indietro.
Cosa spinge a diventare wwworkers?
L’idea nasce nella maggior parte dei casi dalla ricerca di una soluzione di fronte ad una una necessità, dettata da un licenziamento, dalla precarietà oppure dalla maternità.
Per molti altri invece il lavoro continua ad esserci, ma rende insoddisfatti, compressi, svuotati. Per uscire da quella che ormai è diventata una prigione si cerca un’alternativa, ripescando dalle proprie passioni, dai propri interessi e dalle proprie capacità e talenti personali.
Comunque, sia che si tratti di necessità o di libera scelta, la decisione di mettersi in proprio non è mai istintiva ed improvvisa (questa sì, è un’illusione!), ma è frutto di un percorso interiore, che può durare anche molto tempo, che poi un bel giorno viene messo su carta per essere concretizzato. Un vago desiderio diventa così un piano con attività, tempi e costi, che si mette in atto giorno dopo giorno.
Chi un lavoro ce l’ha deve per forza di cose pianificare una exit strategy, ossia un processo graduale di allontanamento dalla sua situazione attuale: utilizza tutto il tempo libero a disposizione per costruire, mattone dopo mattone, il proprio progetto, e nel frattempo raccoglie i soldi che serviranno nella fase di start-up.
Chi un lavoro non ce l’ha, ha meno budget a disposizione ma ha tutto il tempo e l’energia da dedicare alla creazione del proprio business, che spesso inizia molto in piccolo per poi crescere e svilupparsi gradualmente, grazie ad un costante lavoro di cura dei propri utenti/clienti (o potenziali tali) e di promozione della propria attività.
Quindi possiamo dire che tutti possono diventare wwworker… se si ha una profonda motivazione, una forte voglia di cambiare, un grande sogno da realizzare o anche semplicemente una piccola idea in cui credere.
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