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In un altro articolo pubblicato sul nostro blog, abbiamo spiegato cos’è la competenza e cosa significa essere competenti, con uno sguardo agli elementi essenziali per acquisire le competenze necessarie per svolgere un’attività professionale.
In questo articolo andiamo un po’ più a fondo della questione, analizzando le due macro-categorie di abilità professionali e personali in grado di influenzare il tuo successo nel mondo del lavoro e delle loro differenze: stiamo parlando delle competenze tecniche (spesso chiamate “hard skills”) e di quelle trasversali (definite come “soft skills”).
In passato i percorsi di carriera erano prevalentemente lineari: nella maggior parte dei casi, dopo la classica gavetta si trovava un posto di lavoro stabile, con la sua precisa collocazione nell’organigramma aziendale, i cui compiti da svolgere e le relative competenze necessarie erano definiti dal datore di lavoro, nel cosiddetto “mansionario”.
Gli spostamenti in verticale (avanzamento di livello e di responsabilità) e in orizzontale (passaggio da una funzione a un’altra, da un ufficio all’altro) erano di solito limitati e piuttosto lenti.
Si trattava di un mercato del lavoro tanto “sicuro” quanto statico e prevedibile. Se si desiderava accedere ad una determinata posizione, si conoscevano sin dall’inizio i requisiti per accedervi (titolo di studio, esperienze richieste, eventuali tappe previste).
Negli ultimi anni, la situazione si è modificata con una velocità impressionante! I percorsi di carriera si sono altamente frammentati, le esperienze di lavoro sono più brevi e sono frequenti i passaggi tra tipologie di lavori, aziende e settori differenti.
Le organizzazioni sembrano ricercare solo profili professionali specializzati, ovvero che hanno svolto esattamente il tipo di attività che a loro interessa, nel medesimo settore industriale. D’altro canto, può essere difficile per chi lavora acquisire delle competenze “verticali” ben definite (e facilmente spendibili), proprio a causa della parcellizzazione delle esperienze professionali.
Ecco quindi che diventa più complesso l’incontro tra una domanda di lavoro sempre più esigente e specifica da parte delle aziende ed un’offerta più variegata e articolata da parte di chi cerca lavoro, che presenta profili tendenzialmente più ibridi e “orizzontali” in termini di competenze acquisite.
Crediamo sia importante, a questo punto, dopo aver analizzato cosa sono le competenze, fare chiarezza sulle due principali tipologie di competenze spendibili nel mondo del lavoro, ovvero tra quelle tecniche quelle trasversali. Analizziamole singolarmente.
Le competenze tecniche sono quelle che consentono di svolgere con “perizia” un’attività specifica in una determinata professione: realizzare un impianto elettrico, per un elettricista; redigere un bilancio, per un capo contabile; progettare un corso, per un formatore; realizzare un piano di comunicazione, per un responsabile Marketing.
Tali competenze si acquisiscono, per quanto attiene l’aspetto nozionistico, soprattutto attraverso il percorso di formazione scolastica o superiore (università, corsi di specializzazione, ecc). Per quanto riguarda l’aspetto operativo è necessario un periodo consistente di esperienza sul campo: secondo la famosa e altrettanto discussa teoria di Gladwell, servirebbero per diventare esperti in un determinato ambito. Sarà anche per questo motivo che vengono denominate hard skills?!
Un sottoinsieme delle competenze tecniche sono le competenze “di settore”, che riguardano la conoscenza specifica di un determinato settore industriale (ad esempio metalmeccanico oppure agricolo o informatico) e delle tipologie di prodotto/servizio fornito (nell’ambito dell’IT, ad esempio, ci sono aziende specializzate in hardware e altre in software e per ciascuno di essi ci sono, chiaramente, innumerevoli nicchie di mercato)!
Le competenze trasversali rappresentano quel bagaglio di conoscenze, abilità e qualità che acquisiamo e portiamo con noi nelle diverse esperienze personali e professionali che facciamo.
Queste competenze, che in gergo vengono chiamate soft skills, comprendono ad esempio le capacità di comunicare, di relazionarsi con capi, colleghi, clienti e fornitori, di vendere un servizio o un prodotto, così come di organizzare un gruppo di lavoro, di pianificare le attività, di risolvere i problemi in modo flessibile ecc. Si tratta evidentemente di risorse preziose che hanno un elevato impatto sulla prestazione e sui risultati che otteniamo, nella vita così come nel lavoro.
Ora, quale tipologia di competenze è più importante possedere, quelle tecniche o quelle trasversali? Quali hanno più peso nella scelta del candidato?
Le aziende chiaramente hanno bisogno di inserire persone che sappiano orientarsi bene nel proprio lavoro, che conoscano il settore e che possano divenire il prima possibile operative: per questo le competenze tecniche e quelle specifiche di settore sono molto ricercate. Come dissero i famosi Lyle e Signe Spencer, pionieri nello studio delle competenze: “È possibile insegnare a un tacchino ad arrampicarsi sugli alberi, ma è meglio assumere uno scoiattolo!”.
Ma se è vero che le competenze tecniche specifiche rappresentano di fatto il principale criterio di selezione, sono poi le competenze trasversali a fare la differenza sul campo! A parità di expertise tecnica, ciò che determina di fatto il successo sul lavoro sono quelle meno tangibili, ma non per questo, meno concrete, ovvero: la capacità di darsi degli obiettivi e di motivarsi per raggiungerli, di essere proattivi ed energici, di organizzare le proprie attività, di creare un team affiatato, di negoziare con clienti e fornitori ecc.
Se analizzi le tue esperienze di successo sul lavoro, di sicuro noterai come ciò che ha fatto la differenza non sia stato tanto il contesto in cui hai operato o la tua abilità tecnica quanto, piuttosto, il modo in cui hai affrontato la situazione e sei riuscito a risolverla positivamente.
Rispetto ad un approccio che punta solo ed esclusivamente al possesso di competenze tecniche e a quello, all’estremo opposto, che mette al centro le competenze trasversali e sullo sfondo il resto, noi riteniamo che - come spesso accade - la virtù stia nel mezzo.
Questo significa che, per ottenere risultati e soddisfazioni nel lavoro, così come nella ricerca del lavoro, bisogna tenere in considerazione entrambe le tipologie di risorse!
Per prima cosa, prendi consapevolezza del tuo personale mix di conoscenze, capacità e qualità personali e professionali, che ti differenzia dagli altri: questo ti aiuterà a essere in grado di raccontarle e valorizzarle efficacemente non solo sul tuo curriculum e nella lettera di presentazione, ma in tutte le occasioni in cui puoi metterle in luce (negli incontri formali e in quelli informali con persone di settore, nei colloqui di lavoro e così via).
Quindi, privilegia esperienze (personali, formative e/o professionali) che possano consentirti di acquisire, sviluppare e/o consolidare sia le hard che le soft skills in modo equilibrato, in modo tale da accrescere la tua employability.
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In un altro articolo pubblicato sul nostro blog, abbiamo spiegato cos’è la competenza e cosa significa essere competenti, con uno sguardo agli elementi essenziali per acquisire le competenze necessarie per svolgere un’attività professionale.
In questo articolo andiamo un po’ più a fondo della questione, analizzando le due macro-categorie di abilità professionali e personali in grado di influenzare il tuo successo nel mondo del lavoro e delle loro differenze: stiamo parlando delle competenze tecniche (spesso chiamate “hard skills”) e di quelle trasversali (definite come “soft skills”).
In passato i percorsi di carriera erano prevalentemente lineari: nella maggior parte dei casi, dopo la classica gavetta si trovava un posto di lavoro stabile, con la sua precisa collocazione nell’organigramma aziendale, i cui compiti da svolgere e le relative competenze necessarie erano definiti dal datore di lavoro, nel cosiddetto “mansionario”.
Gli spostamenti in verticale (avanzamento di livello e di responsabilità) e in orizzontale (passaggio da una funzione a un’altra, da un ufficio all’altro) erano di solito limitati e piuttosto lenti.
Si trattava di un mercato del lavoro tanto “sicuro” quanto statico e prevedibile. Se si desiderava accedere ad una determinata posizione, si conoscevano sin dall’inizio i requisiti per accedervi (titolo di studio, esperienze richieste, eventuali tappe previste).
Negli ultimi anni, la situazione si è modificata con una velocità impressionante! I percorsi di carriera si sono altamente frammentati, le esperienze di lavoro sono più brevi e sono frequenti i passaggi tra tipologie di lavori, aziende e settori differenti.
Le organizzazioni sembrano ricercare solo profili professionali specializzati, ovvero che hanno svolto esattamente il tipo di attività che a loro interessa, nel medesimo settore industriale. D’altro canto, può essere difficile per chi lavora acquisire delle competenze “verticali” ben definite (e facilmente spendibili), proprio a causa della parcellizzazione delle esperienze professionali.
Ecco quindi che diventa più complesso l’incontro tra una domanda di lavoro sempre più esigente e specifica da parte delle aziende ed un’offerta più variegata e articolata da parte di chi cerca lavoro, che presenta profili tendenzialmente più ibridi e “orizzontali” in termini di competenze acquisite.
Crediamo sia importante, a questo punto, dopo aver analizzato cosa sono le competenze, fare chiarezza sulle due principali tipologie di competenze spendibili nel mondo del lavoro, ovvero tra quelle tecniche quelle trasversali. Analizziamole singolarmente.
Le competenze tecniche sono quelle che consentono di svolgere con “perizia” un’attività specifica in una determinata professione: realizzare un impianto elettrico, per un elettricista; redigere un bilancio, per un capo contabile; progettare un corso, per un formatore; realizzare un piano di comunicazione, per un responsabile Marketing.
Tali competenze si acquisiscono, per quanto attiene l’aspetto nozionistico, soprattutto attraverso il percorso di formazione scolastica o superiore (università, corsi di specializzazione, ecc). Per quanto riguarda l’aspetto operativo è necessario un periodo consistente di esperienza sul campo: secondo la famosa e altrettanto discussa teoria di Gladwell, servirebbero per diventare esperti in un determinato ambito. Sarà anche per questo motivo che vengono denominate hard skills?!
Un sottoinsieme delle competenze tecniche sono le competenze “di settore”, che riguardano la conoscenza specifica di un determinato settore industriale (ad esempio metalmeccanico oppure agricolo o informatico) e delle tipologie di prodotto/servizio fornito (nell’ambito dell’IT, ad esempio, ci sono aziende specializzate in hardware e altre in software e per ciascuno di essi ci sono, chiaramente, innumerevoli nicchie di mercato)!
Le competenze trasversali rappresentano quel bagaglio di conoscenze, abilità e qualità che acquisiamo e portiamo con noi nelle diverse esperienze personali e professionali che facciamo.
Queste competenze, che in gergo vengono chiamate soft skills, comprendono ad esempio le capacità di comunicare, di relazionarsi con capi, colleghi, clienti e fornitori, di vendere un servizio o un prodotto, così come di organizzare un gruppo di lavoro, di pianificare le attività, di risolvere i problemi in modo flessibile ecc. Si tratta evidentemente di risorse preziose che hanno un elevato impatto sulla prestazione e sui risultati che otteniamo, nella vita così come nel lavoro.
Ora, quale tipologia di competenze è più importante possedere, quelle tecniche o quelle trasversali? Quali hanno più peso nella scelta del candidato?
Le aziende chiaramente hanno bisogno di inserire persone che sappiano orientarsi bene nel proprio lavoro, che conoscano il settore e che possano divenire il prima possibile operative: per questo le competenze tecniche e quelle specifiche di settore sono molto ricercate. Come dissero i famosi Lyle e Signe Spencer, pionieri nello studio delle competenze: “È possibile insegnare a un tacchino ad arrampicarsi sugli alberi, ma è meglio assumere uno scoiattolo!”.
Ma se è vero che le competenze tecniche specifiche rappresentano di fatto il principale criterio di selezione, sono poi le competenze trasversali a fare la differenza sul campo! A parità di expertise tecnica, ciò che determina di fatto il successo sul lavoro sono quelle meno tangibili, ma non per questo, meno concrete, ovvero: la capacità di darsi degli obiettivi e di motivarsi per raggiungerli, di essere proattivi ed energici, di organizzare le proprie attività, di creare un team affiatato, di negoziare con clienti e fornitori ecc.
Se analizzi le tue esperienze di successo sul lavoro, di sicuro noterai come ciò che ha fatto la differenza non sia stato tanto il contesto in cui hai operato o la tua abilità tecnica quanto, piuttosto, il modo in cui hai affrontato la situazione e sei riuscito a risolverla positivamente.
Rispetto ad un approccio che punta solo ed esclusivamente al possesso di competenze tecniche e a quello, all’estremo opposto, che mette al centro le competenze trasversali e sullo sfondo il resto, noi riteniamo che - come spesso accade - la virtù stia nel mezzo.
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Coaching per il Lavoro
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