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Il 1 maggio scorso si è svolta come da tradizione la Festa del Lavoro con il tradizionale Concertone a Piazza San Giovanni a Roma. Sono stata molto colpita dal titolo che gli organizzatori hanno dato all’evento di quest’anno: “la Speranza, la Passione, il Futuro”, parole quanto mai dense di significati… Non sono forse proprio la Speranza, la Passione e il Futuro i grandi "Assenti" nei pensieri individuali e collettivi in questo delicato momento di crisi?
Sembra infatti che per la maggioranza delle persone la Speranza sia ormai “morta” o comunque in fin di vita, che la Passione languisca sotto le ceneri della sfiducia e del pessimismo, che il Futuro sia avvolto dalle nebbie e che diventi sempre più cupo mano mano che si avvicina…
Cosa sta succedendo?
Sembra quasi che questa Crisi stia facendo danni e vittime come una guerra, tra le macerie di imprese che chiudono, l’angoscia delle persone che perdono il lavoro, lo scoraggiamento di quelli che lo cercano senza trovarlo…per non parlare della disperazione di coloro che arrivano a togliersi la vita….
Si sono additati diversi colpevoli di questa tragica situazione, dalla Finanza alla Politica, dallo Spread alla Globalizzazione, non è affatto semplice arrivare al bandolo di una matassa così intricata in un sistema complesso in cui ciascuna parte influenza tutte le altre…
Riflettendo in modo per quanto possibile distaccato su questo delicato momento mi sono resa conto che il vero grande Assente è l’Uomo stesso che è messo ai margini anziché al centro, che è vittima anziché protagonista della scena.
A livello sociale e politico non si fa altro che parlare di soldi, di tagli, di come far quadrare i conti… a livello individuale la priorità è quella di tirare a campare, di arrivare alla fine del mese, di trovare uno straccio di lavoro pur di sopravvivere…
Ma siamo sicuri di centrare il vero cuore del problema?
Non so se conoscete la pluri-citata teoria dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow, uno dei fondatori della psicologia umanistica. Maslow ha categorizzato i bisogni umani su 5 livelli in una gerarchia che può essere rappresentata come una piramide alla cui base stanno i bisogni primari (la sopravvivenza e la sicurezza), seguiti da quelli relazionali (appartenenza) e da quelli psicologici (stima di sé) fino a quelli di espressione di sé e creatività (autorealizzazione). Oltre il vertice di questa piramide ci sono le aspirazioni più elevate dell’uomo, che consistono nel superamento di sé stessi, nel perseguimento di ideali etici e spirituali(trascendenza).

Secondo Maslow i bisogni funzionano in modo progressivo, il che significa che solo se si è soddisfatto il livello precedente si può salire a quello successivo. Questo è uno dei punti più controversi del suo modello, ma al di là delle dissertazioni teoriche, quello che osservo è che nella realtà ci stiamo comportando esattamente secondo questo modello!
Siamo (e con il noi intendo i singoli individui e il sistema nel suo complesso) schiacciati e direi quasi bloccati sui primi due livelli (che rimangono in buona parte insoddisfatti), senza riuscire ad accedere ai livelli superiori!
Eppure, come sosteneva Einstein, non si può risolvere un problema allo stesso livello in cui è stato generato.
Così ho la netta impressione che ci stiamo dibattendo nella morsa della crisi, dei problemi, dei dati negativi, nella logica materiale ed economica, ed in questo modo rimaniamo sempre più avviluppati in questa grave situazione e probabilmente la peggioriamo!
Credo quindi che la "soluzione" vada cercata ai livelli più alti della piramide, facendo leva sulle capacità generative dell’uomo, sulla capacità di innovare e di trovare soluzioni creative, sulla socialità e la solidarietà, sulla capacità di fare rete, di creare sinergie, mirando verso un obiettivo da costruire. Per tornare alla metafora di prima, la guerra finisce non solo nel momento in cui cessano le bombe, ma soprattutto nel momento in cui si sogna e si disegna il futuro!
Analogamente, a livello individuale, se perdiamo la speranza nella ricerca del lavoro, se crediamo che lavorare con la propria passione sia una pura utopia, se non abbiamo più fiducia nel domani, se ci accontentiamo di un lavoro “qualsiasi”, non solo non realizziamo il nostro potenziale, ma rischiamo di lasciare insoddisfatto proprio il bisogno di sicurezza a cui aneliamo e per cui siamo disposti a sacrificare tutto il resto!
Cosa significa quindi tutto questo?
Significa sollevarci da problemi contingenti per guardare più lontano…
Significa credere alla possibilità del cambiamento per renderlo effettivamente possibile…
Significa prendere consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri valori…
Significa seguire la nostra spinta “autorealizzativa” per poter davvero realizzare qualcosa che abbia un impatto anche sugli altri e sul mondo esterno….
Significa che in realtà, prima di cercare lavoro bisogna trovare sé stessi…
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Il 1 maggio scorso si è svolta come da tradizione la Festa del Lavoro con il tradizionale Concertone a Piazza San Giovanni a Roma. Sono stata molto colpita dal titolo che gli organizzatori hanno dato all’evento di quest’anno: “la Speranza, la Passione, il Futuro”, parole quanto mai dense di significati… Non sono forse proprio la Speranza, la Passione e il Futuro i grandi "Assenti" nei pensieri individuali e collettivi in questo delicato momento di crisi?
Sembra infatti che per la maggioranza delle persone la Speranza sia ormai “morta” o comunque in fin di vita, che la Passione languisca sotto le ceneri della sfiducia e del pessimismo, che il Futuro sia avvolto dalle nebbie e che diventi sempre più cupo mano mano che si avvicina…
Cosa sta succedendo?
Sembra quasi che questa Crisi stia facendo danni e vittime come una guerra, tra le macerie di imprese che chiudono, l’angoscia delle persone che perdono il lavoro, lo scoraggiamento di quelli che lo cercano senza trovarlo…per non parlare della disperazione di coloro che arrivano a togliersi la vita….
Si sono additati diversi colpevoli di questa tragica situazione, dalla Finanza alla Politica, dallo Spread alla Globalizzazione, non è affatto semplice arrivare al bandolo di una matassa così intricata in un sistema complesso in cui ciascuna parte influenza tutte le altre…
Riflettendo in modo per quanto possibile distaccato su questo delicato momento mi sono resa conto che il vero grande Assente è l’Uomo stesso che è messo ai margini anziché al centro, che è vittima anziché protagonista della scena.
A livello sociale e politico non si fa altro che parlare di soldi, di tagli, di come far quadrare i conti… a livello individuale la priorità è quella di tirare a campare, di arrivare alla fine del mese, di trovare uno straccio di lavoro pur di sopravvivere…
Ma siamo sicuri di centrare il vero cuore del problema?
Non so se conoscete la pluri-citata teoria dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow, uno dei fondatori della psicologia umanistica. Maslow ha categorizzato i bisogni umani su 5 livelli in una gerarchia che può essere rappresentata come una piramide alla cui base stanno i bisogni primari (la sopravvivenza e la sicurezza), seguiti da quelli relazionali (appartenenza) e da quelli psicologici (stima di sé) fino a quelli di espressione di sé e creatività (autorealizzazione). Oltre il vertice di questa piramide ci sono le aspirazioni più elevate dell’uomo, che consistono nel superamento di sé stessi, nel perseguimento di ideali etici e spirituali(trascendenza).

Secondo Maslow i bisogni funzionano in modo progressivo, il che significa che solo se si è soddisfatto il livello precedente si può salire a quello successivo. Questo è uno dei punti più controversi del suo modello, ma al di là delle dissertazioni teoriche, quello che osservo è che nella realtà ci stiamo comportando esattamente secondo questo modello!
Siamo (e con il noi intendo i singoli individui e il sistema nel suo complesso) schiacciati e direi quasi bloccati sui primi due livelli (che rimangono in buona parte insoddisfatti), senza riuscire ad accedere ai livelli superiori!
Eppure, come sosteneva Einstein, non si può risolvere un problema allo stesso livello in cui è stato generato.
Così ho la netta impressione che ci stiamo dibattendo nella morsa della crisi, dei problemi, dei dati negativi, nella logica materiale ed economica, ed in questo modo rimaniamo sempre più avviluppati in questa grave situazione e probabilmente la peggioriamo!
Credo quindi che la "soluzione" vada cercata ai livelli più alti della piramide, facendo leva sulle capacità generative dell’uomo, sulla capacità di innovare e di trovare soluzioni creative, sulla socialità e la solidarietà, sulla capacità di fare rete, di creare sinergie, mirando verso un obiettivo da costruire. Per tornare alla metafora di prima, la guerra finisce non solo nel momento in cui cessano le bombe, ma soprattutto nel momento in cui si sogna e si disegna il futuro!
Analogamente, a livello individuale, se perdiamo la speranza nella ricerca del lavoro, se crediamo che lavorare con la propria passione sia una pura utopia, se non abbiamo più fiducia nel domani, se ci accontentiamo di un lavoro “qualsiasi”, non solo non realizziamo il nostro potenziale, ma rischiamo di lasciare insoddisfatto proprio il bisogno di sicurezza a cui aneliamo e per cui siamo disposti a sacrificare tutto il resto!
Cosa significa quindi tutto questo?
Significa sollevarci da problemi contingenti per guardare più lontano…
Significa credere alla possibilità del cambiamento per renderlo effettivamente possibile…
Significa prendere consapevolezza delle nostre risorse e dei nostri valori…
Significa seguire la nostra spinta “autorealizzativa” per poter davvero realizzare qualcosa che abbia un impatto anche sugli altri e sul mondo esterno….
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