Come cercare lavoro con intelligenza (emotiva)

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smart-725843_640Quando si parla di ricerca del lavoro, sul web si trovano innumerevoli consigli che vanno dall’approccio entusiastico del “crederci sempre, arrendersi mai” a quello furbesco del “10 magie e 5 trucchi per farsi assumere”. Se hai già letto qualche articolo di Coach Lavoro saprai che non seguiamo nessuno dei due filoni, seppur consapevoli che ciascuno a suo modo fornisce spunti utili da applicare.

Ora vogliamo proporti una nuova chiave di lettura: secondo noi la ricerca del lavoro, oltre ad essere attiva e ancora meglio pro-attiva, deve essere “intelligente” e ancora meglio “emotivamente intelligente”.

Cerchiamo di comprendere meglio questi concetti passando dalla teoria alla pratica.

 

Dall’intelligenza (generale) a quella emotiva

Lo studio dell’intelligenza in Psicologia ha una storia articolata. All’inizio si riteneva “semplicemente” che si trattasse di una caratteristica unitaria (QI o quoziente intellettivo) relativa all’uso della logica, del pensiero e della memoria al fine di risolvere problemi e di adattarsi efficacemente all’ambiente. Molti test ancora attualmente usati in selezione si rifanno a questa teoria, andando a misurare quelle abilità di ragionamento verbale, numerico e logico che si ritengono strettamente connesse all’intelligenza.

Negli anni il concetto è stato sviluppato da alcuni ricercatori che hanno individuato diverse “forme” di intelligenza. Nel noto modello delle intelligenze multiple, Gardner ne identifica ben 7 tipologie (successivamente ampliate) che comprendono, oltre a quella logico-matematica e linguistica, anche quella musicale, spaziale, corporea, personale e sociale.

Negli anni 90 lo psicologo Daniel Goleman, approfondendo gli studi dei ricercatori Salovey e Mayer, ha divulgato al grande pubblico il concetto di Intelligenza Emotiva (IE).

Al di là delle definizioni accademiche, la IE rappresenta la

Capacità di comprendere e gestire i propri sentimenti e quelli altrui al fine di raggiungere i propri obiettivi e di stare bene con sé stessi e con gli altri.

CoachLavoro

Tale forma di intelligenza viene sempre più riconosciuta e rivalutata come fattore cruciale, sia per quanto riguarda il benessere della persona, sia per il successo, inteso come raggiungimento di risultati concreti sul piano personale, sociale e lavorativo.

 

Gli elementi fondamentali dell’Intelligenza Emotiva

Secondo il modello di Daniel Goleman, la IE ha due dimensioni, quella “interna”, relativa al rapporto con sé stessi, e quella “esterna”, relativa al rapporto con gli altri.

A sua volta l’intelligenza emotiva personale si suddivide in tre componenti:

  • Consapevolezza di sé: capacità di riconoscere le proprie emozioni e sentimenti, le proprie risorse ed i propri limiti;
  • Dominio di sé: capacità di esprimere le proprie emozioni e di regolare impulsi, adattandosi ai diversi contesti;
  • Motivazione: capacità di definire e perseguire i propri fini e obiettivi, mettendoli in azione con impegno e ottimismo.

Mentre l’intelligenza emotiva sociale è formata da:

  • Empatia: capacità di percepire e comprendere gli stati d’animo altri, entrandoci in contatto, offrendo feedback e supporto;
  • Abilità sociale: capacità di comunicare con gli altri e di essere persuasivi, di favorire la collaborazione e gestire i conflitti.

 

Come applicare l’intelligenza emotiva nella ricerca del lavoro

Siamo arrivati al punto cruciale del nostro discorso. Siamo d’accordo sull’impatto delle emozioni sulla qualità della nostra vita, ma cosa c’entrano nella ricerca del lavoro? Al massimo, si potrebbe dire, serve intelligenza per trovare gli annunci di lavoro e spirito critico per distinguere quelli validi, attendibili e coerenti con il nostro profilo.

Inoltre, come insegna anche Coach Lavoro, bisogna essere intelligenti nel saper adattare il CV, la Lettera ed in generale le modalità e gli strumenti di presentazione alle richieste della posizione offerta e alla caratteristiche dell’azienda in cui si aspira a lavorare.

Per quanto tutto questo sia valido, c’è un livello ulteriore da considerare in cui l’intelligenza emotiva ha un ruolo più consistente di quanto si possa pensare.

Prendiamo come esempio una persona che ha perso il lavoro oppure che ha saputo che il suo posto di lavoro è a rischio. Se non è consapevole di sé stessa e delle sue risorse, viene sopraffatta dalla emozioni: se la prende con sé stessa o gli altri (l’azienda, il mercato, il mondo intero…), non riesce ad avere l’energia e la motivazione per individuare e cercare una soluzione, resta bloccata nell’azione oppure, al contrario, si muove in modo caotico o affannoso.

Inoltre pensiamo ad una persona che, dopo anni di lavoro nella stessa azienda e/o nello stesso ruolo si sente insoddisfatta ma è confusa e disorientata perché non ne comprende il vero motivo e quindi fa fatica a individuare un’alternativa valida e a trovare una nuova direzione professionale.

In entrambi i casi, è in gioco l’intelligenza emotiva interna, quella che fa riferimento alla conoscenza di sé, alla gestione dei propri stati d’animo ed alla capacità di scegliere un obiettivo motivante e perseguirlo. Porre attenzione a questa capacità e svilupparla, aiuta in modo significativo ad affrontare situazioni critiche, vivendo le inevitabili difficoltà ma al contempo canalizzando le proprie energie in senso costruttivo e risolutivo.

L’intelligenza emotiva sociale è altrettanto importante. Se è vero che, come abbiamo detto più volte, il nostro network di contatti e conoscenze è uno dei canali principali da cui arrivano le opportunità di lavoro (a prescindere da quale sia il nostro ruolo professionale o status sociale), allora saper coltivare e accrescere le nostre relazioni con attenzione, cura e “intelligenza”, appunto, conta moltissimo!

Infine, ma di esempi se ne potrebbero fare ancora tanti, quanto contano l’empatia e le “emozioni” nel colloquio con il selezionatore e con il futuro datore di lavoro?

 

Per concludere, possiamo dire che:

Coltivare la nostra intelligenza emotiva è un investimento che ripaga sia nel farci vivere meglio la nostra vita ed i rapporti interpersonali, sia nel renderci più centrati, positivi ed efficaci nella fase di ricerca del lavoro e di cambiamento professionale.

CoachLavoro

 

Questo articolo ha 4 commenti

  1. Chiara Antonioli

    Trovo l’articolo molto interessante e mi piacerebbe saperne di più…in particolare come gestire le emozioni in un colloquio importante…

  2. luca marinelli

    l’appropriata consapevolezza delle proprie capacità e abilità è un elemento essenziale a mio avviso per poter fare la differenza e e potersi porre in modo efficace e consapevole sul mercato quando si è alla ricerca di nuove opportunità. Di fatti è uno degli aspetti su cui lavoro con attenzione durante i percorsi di consulenza di carriera e di outplacement

  3. Fabio Massimo

    Consapevolezza delle proprie risorse, dominio di sè, gestione delle emozioni, focalizzazione su un obiettivo, individuazione di soluzioni per uscire da una situazione bloccata, motivazione, ottimismo, capacità persuasive….l’articolo sfiora questi atout che bisognerebbe possedere per affrontare al meglio la ricerca del lavoro.Addirittura alla fine pone in evidenza come l’intelligenza emotiva attraverso l’empatia conti nel corso di un colloqui di selezione…Ma chi da diversi anni un colloquio di selezione non sa nemmeno cosa sia è depresso e sfiduciato, quindi si isola e non ha un network, soffre di disistima, non ha un obiettivo o se lo ha non sa come perseguirlo e di conseguenza è demotivato. Legge questo post e commenta: “Interessante, ben scritto: ma come la coltivo questa benedetta intelligenza emotiva?”E allora attende fiducioso lo sviluppo dell’articolo per saperrne di più come richiesto anche dal commento precedente.

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