Inutile negarlo: trovare lavoro quest’anno è stato più difficile rispetto all’anno scorso…molto più complicato rispetto a quanto è accaduto nell’ultima decade.
Offerte ridotte rispetto ad una domanda elevata, accresciuta non solo dai giovani in cerca della prima occupazione, ma anche da professionisti e manager che hanno perso il lavoro a causa della crisi.
Davanti a questo scenario non proprio ottimista, se ci si rassegna o ci si abbatte, si parte sconfitti in partenza!
Come afferma nell’intervista al Sole24ore – Trovare Lavoro di lunedì 19 ottobre Pier Luigi Celli, preside della Luiss ed ex Direttore HR di grandi gruppi italiani:
“La rassegnazione è il peggior nemico” sia per i neolaureati che per i senior licenziati.
“I posti sono pochi ma per chi sa giocare bene le proprie carte trovare lavoro è possibile“.
E’ necessario per tutti acquisire una mentalità “imprenditoriale“, che implica:
– analizzare e valutare la propria storia professionale e le competenze acquisite (Bilancio di Competenze)
– esplorare le opportunità del mondo del lavoro ed in particolare dei propri settori di interesse (Analisi di Mercato)
– fare un progetto professionale che tenga in considerazione sia il proprio profilo che quello del mercato lavorativo (Business Plan) individuando le possibili alternative e prospettive di sviluppo
– costruire un Piano di azione che comprenda: le strategie da utilizzare per trovare lavoro, i canali di ricerca più adeguati, la stesura di uno o più CV specializzati (in base alle posizioni per cui ci si candida), la scelta di corsi di formazione per specializzarsi e/o ri-qualificarsi.
– armarsi di pazienza, determinazione e flessibilità durante la fase di ricerca
– prepararsi ai colloqui di lavoro. Secondo Celli infatti non basta presentarsi al colloquio con un buon curriculum, ma bisogna dimostrare “voglia di fare, proporre idee nuove e progetti di sviluppo di business” in modo da differenziarsi dagli altri candidati e valorizzare il proprio potenziale.
Costruire e portare avanti un piano di lavoro di questo genere da soli non è affatto agevole.
Per questo può essere opportuno chiedere il supporto di operatori specializzati: operatori dei Centri per l’impiego e di società di outplacement, consulenti e coach di carriera.
“I posti sono pochi ma per chi sa giocare bene le proprie carte trovare lavoro è possibile“.
Ma sul serio? Diciamo che l’osso e’ 1 e i cani sono 100, ogni volta che lancerai un osso e aprirai la gabbia usciranno sempre 100 cani. Questa e’ aritmetica elementare.
Il problema del cosidetto “mercato” del lavoro e’ che chi lo analizza e proporre soluzioni per adattarsi alle nuove “regole” continua ad utilizzare categorie superate se non addirittura artificiose per spiegare (o meglio non spiegare) ed affrontare un fenomeno che ormai e’ evidente anche per il piu’ ingenuo dei sotto-qualificati: il lavoro si sta letteralmente dileguando sotto i nostri occhi mentre si continuano a perpetuare dogmi come le 8h/giorno, 40 ore/settimana a fronte di una produttivita’ piu’ che decuplicata dagli anni ’50. Tenendosi alla larga da considerazioni dottrinarie sul modello di societa’ che ci vorremmo dare per uscire da questo pantano, e restando con i piedi ben piantatai sull’assetto attuale e sul modo per trovare un’occupazione e che possibilimente ricompensi di anni di studi e risorse investaite, senza dissipare altro prezioso tempo di vita in un eterna fatica di sisifo, mi viene spontanea la seguente considerazione: ma se la strategia sara’ vincente in 1 caso su 100 (e questo e’ elementare calcolo delle probabilita’, fa sempre 1%), converrete che per quanto la massa degli scoraggiandi si adoperi per escogitare un piano d’azione sempre piu’ originale, e si sprema le meningi fino all’ultima goccia di per rientrare in quell’1% (esagero, naturalmente, ma ragioniamo tra persone che hanno studiato, laurea+master , in media, dico bene? ragione per cui un po’ di licenza poetica ce la possiamo concedere….) l’esito/efficacia resta invariato lo stesso: 99 resteranno a bocca asciutta in attesa della prossima campanella. E per montare nuovamente sulla giostra bisogna per forza comprare un altro biglietto. Ovvio, se non fai la puntata, non puoi vincere, ma con questi numeri non si puo’ piu’ ragionevolamente parlare di “mercato”, trovo che la parola “lotteria” descrive molto meglio la dinamica attuale della distribuzione del lavoro. Se c’e’ un eccesso offerta macroscopico rispetto alla domanda e’ chiaro che il “mercato” e’ entrato in crisi. E qui entra in gioco il coaching, l’industria dell’illusionismo 2.0. Bella parola, inglese naturalmente. Una spezia esotica per coprire la puzza di bruciato (?). Consulenza, formazione, riqualificazione, e poi? perche’ non anche terapia di gruppo, meditazione trascendentale, sciamanesimo? in fin dei conti quando la ragione difetta per eccesso di pessimismo entra in gioco la fede, quindi perche’ non proporsi come una nuova religione anziche’ affannarsi a convincere dei disperati a affidarvi i loro soldi per sottoporsi ad accanimenti terapeutici su curriculum, lettere motivazionali e video di presentazione? Pazienza e determinazione non sono certo la virtu’ di chi si affida a maghi e illusionisti come ultima spiaggia