Ripartire dalle idee
In un Paese in cui la ripresa sembra ancora lontana, il cambiamento procede lentamente e l’innovazione latita, c’è davvero bisogno di stimoli, di idee e di progetti. Anche un solo…
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Dopo un anno esatto riparte a Milano la Social Media Week, la settimana della comunicazione sul web e sui social network, che si svolge in contemporanea in diverse città del…
Il 19 novembre a Roma si è svolto l’evento formativo dal titolo: “Autostima & Autoefficacia: le ragioni del successo" a cui hanno partecipato anche diversi lettori e fruitori di CoachLavoro.…
Il tema del lavoro “over 40” è di grande rilevanza e nonostante la presenza di tutele normative, necessita di maggiore sensibilizzazione e soprattutto di un nuovo approccio culturale che valorizzi l’individuo come risorsa.
La crisi del mercato del lavoro è un fenomeno trasversale che non riguarda più soltanto operai e impiegati generici, ma anche quadri e dirigenti e a farne le spese non sono solo i giovani che hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, ma anche i lavoratori con età compresa tra i 40 e i 50 anni che, improvvisamente, vengono licenziati con ovvie difficoltà per un reinserimento lavorativo.
Si assiste ad un proliferare di stereotipi negativi, che tendono a dequalificare coloro che hanno superato la soglia degli “anta”, tale da far porre in primo piano una data di nascita a discapito di esperienza e professionalità della persona.
Se è vero che molto si potrebbe fare a livello culturale e a livello politico, come può il lavoratore over 40 affrontare in maniera efficace la sua situazione?
Tom Rath autore del libro “Strengths Finder 2.0” ci fornisce una riflessione molto utile: “se non è possibile essere tutto ciò che vogliamo essere, di sicuro possiamo essere molto più di ciò che già siamo”.
La maggior parte delle persone è destinata a cambiare molti incarichi e diverse carriere nell’arco del proprio percorso professionale. Per mantenere una vita equilibrata e soddisfacente, ogni qualvolta siamo di fronte ad una scelta o ad un cambiamento, diventa importante focalizzare l’attenzione sulle nostre risorse, le nostre passioni, i nostri valori e i nostri obiettivi (più o meno chiari e stabili), che ci contraddistinguono e a cui dovremmo mantenerci connessi. (altro…)
Prendo spunto dall’interessante articolo di Alberoni sul Corriere sul tema “Ecco perchè chi ha talento fa fatica ad emergere“, per discutere sulle possibilità di successo che hanno in Italia le persone che valgono. Molti dicono che siamo il paese delle gerontocrazia piuttosto che della meritocrazia, dove si va avanti (se si va avanti!) solo per conoscenze e raccomandazioni, dove vige la conservazione piuttosto che dell’innovazione. E probabilmente hanno in buona parte ragione…
Alberoni spiega come la globalizzazione abbia portato ad una crisi dei “sentimenti morali collettivi” che ha colpito i particolare i giovani studenti, che “non hanno più la passione del sapere” e che si sono convinti che chi si impegna e chi merita “non verrà ricompensato”, mentre avrà successo solo “chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche”.
Il sociologo paragona poi lo scenario attuale con quella dell‘Italia del dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Per farlo erano pronti a lavorare duramente: “gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori”, “gli studenti facevano a gara per sapere di più” in quanto “i più bravi erano subito richiesti dalle imprese”.
Evidentemente in poco più di 50 anni la situazione è a dir poco cambiata: siamo una società ormai industrializzata e “sviluppata” in cui i margini di crescita sono piuttosto scarsi e si assiste ad un ridimensionamento delle strutture, ormai diventate troppo “ingombranti” e poco flessibili.
Eppure, come dice anche Alberoni, vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, trovano lavoro…ma con più fatica.
Nel precedente articolo abbiamo parlato dell’importanza di smuovere le nostre convinzioni limitanti, ossia quelle che limitano le nostre possibilità di azione, e di cambiare atteggiamento prima di poter cambiare lavoro o crearne uno!
Infatto se siamo convinti che qualcosa sia impossibile per tutti..o per questa società…o per noi soli, non ci attiveremo per trovare le risorse che ci servono per farlo, non noteremo le opportunità che ci sono più o meno vicine a noi, non cercheremo informazioni su internet, sui libri o sui corsi, non ci faremo aiutare da qualcuno (sia esso un amico, un coach, o un esperto della materia!)…e quindi quale sarà il risultato più probabile? che effettivamente non realizzeremo ciò che avevamo pensato e saremo ancora più convinti che questa cosa sia impossibile! Si tratta della nota “strategia che si auto avvera“.
Ad esempio siamo convinti che avendo pochi soldi da parte e un mutuo da pagare, sia impossibile per noi cambiare lavoro e che dobbiamo adattarci a ciò che abbiamo e a ciò che troviamo pur di guadagnare e di sopravvivere!
Fermiamoci un attimo e guardiamoci intorno: quali altri modi (legali ed etici!) esistono per guadagnare, oltre al lavoro dipendente?
In che modo possiamo garantirci almeno un guadagno extra che possa aumentare la nostra libertà finanziaria?
Provo a scriverne alcuni, solo per fare degli esempi, sicuramente la lista può essere arricchita!
Quest 2 ultime strategie che ho indicato sono comunemente percepite come rischiose (perchè c’è rischio di perdere ingenti capitali) e “irraggiungibili” perchè necessitano di un elevato capitale di partenza e di elevate competenze tecniche.
Forse queste convinzioni non sono tutte così fondate…forse esistono dei modi più accessibili che insegnino anche come gestire il rischio!
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