Prendo spunto dall’interessante articolo di Alberoni sul Corriere sul tema “Ecco perchè chi ha talento fa fatica ad emergere“, per discutere sulle possibilità di successo che hanno in Italia le persone che valgono. Molti dicono che siamo il paese delle gerontocrazia piuttosto che della meritocrazia, dove si va avanti (se si va avanti!) solo per conoscenze e raccomandazioni, dove vige la conservazione piuttosto che dell’innovazione. E probabilmente hanno in buona parte ragione…
Alberoni spiega come la globalizzazione abbia portato ad una crisi dei “sentimenti morali collettivi” che ha colpito i particolare i giovani studenti, che “non hanno più la passione del sapere” e che si sono convinti che chi si impegna e chi merita “non verrà ricompensato”, mentre avrà successo solo “chi è spregiudicato, chi appare in televisione, chi trova protezioni politiche”.
Il sociologo paragona poi lo scenario attuale con quella dell‘Italia del dopoguerra, quando tutti volevano lasciarsi alle spalle la miseria e creare prosperità. Per farlo erano pronti a lavorare duramente: “gli operai lottavano per diventare piccoli imprenditori”, “gli studenti facevano a gara per sapere di più” in quanto “i più bravi erano subito richiesti dalle imprese”.
Evidentemente in poco più di 50 anni la situazione è a dir poco cambiata: siamo una società ormai industrializzata e “sviluppata” in cui i margini di crescita sono piuttosto scarsi e si assiste ad un ridimensionamento delle strutture, ormai diventate troppo “ingombranti” e poco flessibili.
Eppure, come dice anche Alberoni, vediamo che i giovani preparati, pronti a lavorare e ad adattarsi, trovano lavoro…ma con più fatica.
Poichè l’ambiente sociale culturale ed economico non è più così favorevole, per riuscire ad emergere bisogna avere “una grande fede, un grande ideale e una fiducia di fondo nella natura umana”, tanto da essere più forti della “sfiducia, il cinismo, l’indifferenza di chi lo circonda”.
Riflettendo su questa stimolante esortazione, mi vengono in mente tutti quei talenti che non sono stati riconosciuti nella loro epoca o nel loro paese, o che comunque hanno fatto fatica ad avere il riconoscimento che meritavano: penso ad esempio ad un pittore come Van Gogh, ad un compositore come Verdi o ad uno scienziato come Einstein!
Se è vero che in certe epoche storiche chi ha talento trova maggiori difficoltà ad avere successo, è anche vero che la strada non è mai in discesa!
Non è sufficiente infatti avere delle buone capacità e conoscenze tecniche per trovare lavoro e per crescere professionalmente!
Bisogna cercare e trovare l’ambiente in cui tali competenze servano veramente: insomma bisogna essere la persona giusta al posto giusto!
E poi bisogna sviluppare le cosiddette “competenze trasversali” che ci consentono di relazionarci efficacemente, di avere fiducia in noi stessi, di metterci in gioco, di essere proattivi nella ricerca delle opportunità di crescita, di costruire una rete di contatti di fiducia, insomma di diventare gli imprenditori di noi stessi!
sempre positivi con fede