Il lavoro che vorrei: desideri e aspirazioni per il nuovo anno

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Tra i desideri per l’anno che sta per cominciare, molti sicuramente hanno un lavoro nuovo.

In un periodo in cui la disoccupazione continua a crescere, decidere di cambiare lavoro sembra davvero un lusso…eppure mai come di questi tempi è forte l’esigenza di vivere il lavoro non solo come una necessità, bensì come una scelta consapevole che rispecchia sé stessi, le proprie attitudini ed i valori personali.

Rispetto all’anno scorso, sono state di più le persone che mi hanno contattato perché desideravano essere aiutate nella scoperta e nella scelta di un nuovo lavoro, da trovare o da inventare!

Riuscire ad individuare quale sia l’attività professionale che più si addice alle proprie inclinazioni non è affatto semplice! Molto spesso non si ha la più pallida idea di cosa si vuole fare, in altri casi si vaga nella nebbia dell’indeterminatezza oppure si sta fermi al bivio (che spesso è un trivio o un quadrivio) tra diverse strade possibili che appaiono inconciliabili…

Ciascuna persona ha la propria storia, la propria personalità e le proprie aspirazioni: non è possibile lasciare le proprie scelte di vita in mano ad “altri”, siano essi amici, parenti, oppure le opinioni dei media e le statistiche di mercato, per quanto un confronto possa sempre risultare utile…

E’ necessario partire dall’analisi di sé, dall’ascolto della propria voce interiore per poter “disegnare” un nuovo futuro possibile.

La figura rappresentata nel “disegnodel lavoro desiderato è assolutamente unica e originale, così come i colori, che hanno delle tonalità del tutto personali.

Ma ascoltando e supportando diverse persone nella loro ricerca professionale, mi sono resa conto di come lo sfondo dei variegati disegni personali sia per molti aspetti sorprendentemente simile. L’impressione è che tutti i disegni si staglino su un panorama comune che esprime da una parte lo “zeitgeist”, lo spirito del tempo e della cultura attuale, e dall’altra le caratteristiche fondamentali dell’essere umano.

 

Che cosa desiderano le persone nel loro lavoro “dei sogni”?

Ecco quali sono le esigenze più spiccate che ho raccolto:

Responsabilità & Autonomia: Stanchi di un lavoro in cui bisogna perseguire obiettivi a cui non si crede, assecondando persone che non si stimano, seguendo modalità che non si condividono, si è attratti da un lavoro (sia esso dipendente o autonomo) in cui si ha la possibilità di scegliere il “come” se non addirittura il “cosa” fare. Si desiderano margini di manovra piuttosto ampi, per poter andare fuori dagli schemi, prendere decisioni, assumendosene oneri e onori.

Formazione & Sviluppo: Si cercano maggiori opportunità di crescita, sia a livello personale che professionale. Il lavoro monotono, nonostante sia in un certo senso meno pesante e più rassicurante nella sua ripetitività, rischia con il tempo di togliere energia e motivazione. La mente è fatta per apprendere e pertanto ha bisogno di stimoli! Si desidera imparare qualcosa di nuovo ogni giorno, accrescere le proprie competenze, mettersi alla prova, migliorarsi.

Soddisfazione & Riconoscimento: Il lavoro, a cui spesso si dedica la maggior parte del proprio tempo, non è solo una fonte di sussistenza materiale, ma anche di autorealizzazione. Riuscire a fare un “buon lavoro”, ottenere i risultati sperati o addirittura qualcosa di più, procura un forte senso di soddisfazione e di gratificazione personale. E’ altresì importante vedersi riconosciuto dall’esterno (capo, colleghi, clienti) il valore del proprio lavoro e l’impegno che si è profuso, sia sotto forma monetaria (bonus, aumento di stipendio, ecc) sia sotto forma immateriale (un elogio, un riscontro positivo, una mail di ringraziamento possono valere oro…!)

Creatività & Manualità: Nell’era della conoscenza è forte il desiderio di usare la propria mente in modo generativo, di tirar fuori idee, di creare nuovi progetti, anziché limitarsi ad eseguire mere attività ripetitive. Non si vuole più essere un “numero” all’interno di un’azienda, inseriti in una “catena di montaggio”, bensì individui che hanno la possibilità di esprimere sé stessi e dare il proprio contributo in modo originale.

Al contempo, in una società caratterizzata dalla produzione di massa e dal dominio della tecnologia, si diffonde sempre di più il desiderio di recuperare la manualità: dalla cucina al bricolage, dalla pittura al cucito, si riscopre l’artigianato e il “fatto in casa”.

Rispetto dell’uomo & della natura:  A chi e a cosa serve il proprio lavoro? Sempre più persone sentono l’esigenza di non produrre solo “profitto” ma di lavorare per una ragione, per uno scopo che potremmo definire sociale o comunque altruistico: poter essere di aiuto, fornire un prodotto o un servizio utile e valido a più persone, contribuire al bene comune.

A questo aspetto si aggiunge anche una crescente sensibilità nei confronti della natura e del rispetto dell’ambiente. C’è sempre più desiderio di allontanarsi dalle città caotiche e inquinate e di tornare in contatto con la natura, di farsi una passeggiata nel verde o di coltivare il proprio orticello.

Equilibrio Vita & Lavoro: Ultimo punto, ma non certo per importanza! La giornata lavorativa di 8 ore (e spesso anche di più), con orari rigidi (9/18), è vissuta sempre di più come una gabbia alle proprie esigenze personali e familiari.

Non si vive per lavorare: questo vale soprattutto per chi fa un lavoro che assorbe buona parte del proprio tempo, delle proprie energie e dei proprie pensieri!

Anche chi fa un lavoro che lo appassiona ha bisogno di gestire il suo tempo in modo equilibrato, per lasciare spazio ad altri aspetti fondamentali della vita quali le relazioni personali, la cura di sé, e in generale tutto ciò che aumenta la qualità di vita.

Pertanto molti desiderano avere la possibilità di gestire il proprio tempo in modo autonomo e flessibile, di essere legati non tanto agli orari d’ufficio quanto agli obiettivi da raggiungere, di poter lavorare anche da casa o comunque in remoto.

 

E voi, vi riconoscete in questo quadro? Se state pensando di cambiare lavoro, quali sono le esigenze che vi spingono maggiormente a cambiamento?

Questo articolo ha 6 commenti

  1. stefania

    Mi trovo pienamente in accordo e mi riconosco praticamente in tutto, in particolare sullo scopo del proprio lavoro: ho lasciato un posto in banca perchè ero stufa di avere come scopo del mio lavoro il conseguimento in modo “spinto” di profitto, a volte anche senza essere del tutto onesti con i clienti. Le aziende non sono “enti di beneficienza” come amano dire in azienda a chi ha problemi di coscienza nello svolgere il proprio lavoro ma questo non toglie che il lavoro deve sempre essere onesto e utile alla societa’ (ricevendo di conseguenza il giusto compenso, profitto). Mi stupisce piacevolmente sapere che in molti e’ nata questa esigenza: ci sara’ un mondo sicuramente migliore!! Ma bisogna crederci e portare avanti questi propri credo, siamo al mondo per questo, per condividerci e dare un po’ di noi.

  2. Giuseppe

    Condivido l’articolo penso che dare il meglio di se stessi ed essere imprenditori delle proprie capacità e creatività sia un bene per noi e per la società.

  3. Filomena

    Condivido in linea di massima l’articolo e i punti che più mi hanno colpito sono due: Non si vive per lavorare e formazione e sviluppo.
    Se è vero che per vivere è necessario lavorare è anche vero che per far ciò è necessaria la formazione e lo sviluppo.
    Nel mio caso son 2 facce della stessa medaglia e mi spiego: da anni ho sempre cercato di lavorare dovunque e comunque anche quando c’erano le basi del talento personale, senza grandi risultati, rivelatisi poi un disastro, consentendomi di essere nè carne e nè pesce. Con gli anni nello sperare di trovare un lavoro decente che mi desse pace economica e gratificazione, non si è mai avverato anche quando ero tenace. Col senno di poi e con profondo spirito autocritico sarei pronta a scommettere quanti al mio posto sarebbero stati capaci di tener duro e di essere sempre capaci di rinventarsi un nuovo lavoro.
    E’ dolente dire che lì dove c’è un lavoro stentato e precario, dietro si nascondono tante delusioni e amarezze non consentendoci neppure di avere la forza di riprovare o di iniziare senza avere la benchè minima possibilità finanziaria e haimè si può solo sperare all’infinito senza tante illusioni!!
    Soprattutto in un momento come il nostro è che crescono le speranze distrutte poiché anche i migliori, vanno avanti con mille difficoltà, privazioni e soprattutto costretti a tenere un lavoro che non li soddisfa.
    Sarò sembrata negativa ma permettetemi di dire che si può essere soddisfatti solo se all’improvviso si pensi di essere in tutt’altra realtà ma non nella nostra…quello che ci hanno sempre fatto credere!!

  4. Alessio

    Sono d’accordo con Filomena,tutta sta tiritera di belle cose che vorremmo fare ed essere sono relegate a certe classi sociali che per lo piu se lo possono permettere quanto un costoso capriccio…chi non ha le basi quanto meno economiche (che non e’ certo sinonimo di chi non ha mai lavorato) ha ben poche speranze….non ce un sistema degno di essere chiamato sociale in questo paese e nemmeno ancora l’educazione sociale e civile per lo sviluppo e il rispetto,quindi chi come me a 30 anni appena suonati non e’ ne carne ne pesce e non ha alle spalle famiglia economicamente robusta resta al palo! Nel vero senso del termine! ..x strada!

  5. Coach Lavoro

    @Filomena
    grazie per la tua testimonianza! e’ vero che le difficoltà del momento attuale scoraggiano e abbattono anche i più speranzosi e tenaci…
    ma come hai scritto anche tu, persino in questo momento c’è chi è stato capace di reinventarsi e ripartire! solo Fortuna?! Un pizzico chiaramente serve sempre, ma come si dice, la fortuna aiuta gli audaci così come chi ha il coraggio di seguire i propri sogni!
    Certo che una bella idea e un po’ di talento non basta: c’è bisogno di definire obiettivi tanto chiari quanto realistici e di mettere in campo strategie efficaci che non sempre siamo in grado di individuare da soli! Per questo il supporto di altri, amici, meglio se esperti..o magari coach 😉 può essere davvero decisivo!

    @Alessio:
    Il discorso che solo “alcuni se lo possono permettere” mi sembra sinceramente ormai sorpassato! Le disuguaglianze esistono, e anzi purtroppo si sono anche acuite negli anni…ma quello che è aumentato in modo esponenziale, grazie soprattutto ad internet, è la possibilità di accesso ad una delle risorse più importanti: la conoscenza, le informazioni, le competenze!

    Alessio, solitamente non faccio riferimento alla mia storia personale, ma in questo caso può essere utile, visto che siamo anche molto vicini come età! Io non ho certo alle spalle una famiglia agiata nè chissà quali patrimoni!Ho studiato e mi sono specializzata attingendo soprattutto alle entrate che avevo con i miei lavoretti, ho fatto esperienza, e poi ho aperto questo blog 3 anni fa partendo da zero! Adesso questa attività mi dà molte soddisfazioni, in primo luogo professionali ma anche economiche!

  6. Qua

    Grazie per l’articolo! Come si possono inserire le proprie aspirazioni nel Curriculum (es. nelle sezioni “Professioni desiderate” / “Occupazione desiderata/Settore professionale” / “Obiettivo professionale” / ecc) senza sembrare troppo naïve/ingenua/infantile/sognatrice/schizzinosa/”choosy”/ecc? (Ovviamente non inserirei l'”equilibrio lavoro-vita privata”, per non venire scartata a priori!). Grazie!

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