In una società che il sociologo Zygmunt Bauman ha definito “liquida”, anche le propria identità personale e professionale tende ad avere una forma indefinita che cerca di adattarsi, il più delle volte con fatica, ai vincoli imposti dal contesto esterno e alle esigenze contingenti.
Le scelte di vita e di lavoro vengono infatti compiute in base alle spinte provenienti dalla famiglia, agli standard della società, alle opportunità che passano in quel momento, piuttosto che fondarsi su una profonda conoscenza di sé stessi e consapevolezza dei propri obiettivi.
Se nel passato anche le scelte fatte in modo, per così dire, “spintaneo”, venivano poi portate avanti nel tempo per una sorta di inerzia personale e sociale, nei nostri giorni la precarietà regna sovrana, le situazioni sono instabili e il cambiamento è continuo!
Pensiamo ad esempio all’ambito lavorativo: si cambia tipo di lavoro e di azienda sempre più di frequente; anche chi ha i famigerato “posto fisso” si trova ad situazioni sempre nuovo in azienda, dove si susseguono riorganizzazioni interne, cambi di programmi, processi e procedure.
Trascinati dalla corrente, sballottati dagli eventi e dai ritmi di vita sempre più frenetici, rischiamo di non sapere più chi siamo e cosa vogliamo!
E se non conosciamo la nostra identità, i nostri valori e i nostri obiettivi, non saremo in grado di tracciare la nostra strada, ma continueremo a seguire quella tracciata dagli altri o dal “caso”.
Una volta presa consapevolezza che la vita che stiamo vivendo e il lavoro che stiamo svolgendo quotidianamente non ci appartiene, dobbiamo prendere la decisione di fare chiarezza e di “individuarci”.
L’individuazione, secondo lo psicologo analista C.G. Jung, è un “processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale” rispetto alla “norma collettiva”. Rappresenta un processo evolutivo ed un “ampliamento della sfera della coscienza“.
Secondo il pensiero junghiano, che condivido pienamente, ogni individuo deve compiere un proprio percorso di crescita e maturazione, che dipende dalle disposizioni naturali e dalla personalità di ciascuno. Non seguire la propria strada comporta un vissuto di disequilibrio e di conflitto interiore, che si manifesta normalmente anche come conflitto con l’esterno.
Come è possibile riscoprire sé stessi e individuarsi?
Il processo di individuazione e di scoperta di sé è per sua stessa natura in continua evoluzione. Ogni evento della nostra vita ci insegna (o ci ricorda) qualcosa su noi stessi. Per poter “imparare la lezione” e per poter avere una comprensione del nostro percorso di vita, occorre fermarsi per un po’ sulla sponda del torrente in cui nuotiamo o siamo trascinati tutti i giorni.
Mettersi sulla riva ci consente di riposare, riprendere fiato e osservare il flusso della nostra vita, le nostre tappe, le nostre scelte più o meno consapevoli, le nostre costanti e le nostre trasformazioni.
In questo processo di osservazione e di rielaborazione dei significati possiamo farci accompagnare da un Coach che grazie a domande mirate ci aiuterà a trovare le risposte e a confrontarci in modo attivo e dialettico con il mondo esterno.
Il Coach non è un guru (!) che “possiede” la verità, ma una guida che ci aiuta a scoprirla dentro noi stessi in modo autonomo!
Testimonianze
Ecco cosa raccontano alcune persone che hanno deciso di sperimentare un percorso di coaching per conoscersi meglio ed affrontare in modo consapevole le proprie scelte di vita e di lavoro:
“Il coaching mi ha aiutata a focalizzare meglio: chi sono, quali sono le mie caratteristiche, su quali voglio lavorare, ecc., da dove vengo, quali sono le mie competenze già acquisite, le mie esperienze da valorizzare, le mie scelte passate; dove voglio andare, e quali sono le strade possibile per arrivarci (perché per ogni meta, ci sono almeno 2 strade;-)). Il Coaching può essere veramente utile per chiunque desideri conoscersi meglio e migliorare quegli aspetti della propria vita che vengono percepiti come “problematici”. Attenzione però: il coaching è uno strumento, funziona solo se si è realmente disposti a mettersi in gioco e se necessario ad abbandonare qualcosa di sé lungo la strada (abiti mentali, pregiudizi)… il coach ha il compito di allenare, ma spetta al giocatore giocare la sua partita!” (Alice)
“Le mie aspettative verso il coaching erano molto elevate, ma era anche molto elevata la fiducia che, nonostante tutto, avevo in me stessa e nelle mie possibilità; ma sapevo anche che, senza una valida guida, tutto sarebbe rimasto latente, come era stato fino ad ora…. Nel frattempo che proseguivano gli incontri e che io svolgevo i miei “compiti”, non solo mi rendevo conto di essere sulla strada giusta, ma notavo anche come molte situazioni irrisolte del mio passato improvvisamente trovavano risposta e più continuavo a percorrere la strada più scendevo a fondo dentro di me, più scendevo a fondo dentro di me più la mia vita si allineava con quello che stavo facendo. (…) Ho riscoperto qualcosa di me che non pensavo fosse così importante e ho trovato il punto da cui partire. Ora devo solo seguire la strada e, contrariamente a quanto avrei fatto prima, mi godrò anche il viaggio!” (Roberta)
“Molto ingenuamente all’inizio mi aspettavo che raccontando di me, facendomi conoscere in modo approfondito, (il Coach) ad un certo punto avrebbe tirato fuori dal cilindro il mio lavoro ideale, dicendomi: “ecco la tua strada”! Ci credevo e lo speravo!! Invece no… ovviamente!
Il Coach ti aiuta a tirare fuori quel che ti sei dimenticato di te stesso, è come se accendesse un faro! E ti offre la possibilità di vedere la tua immagine riflessa, aiutandoti a ripulirla dagli elementi inquinanti, che la abbruttiscono, come le convinzioni sbagliate ed autolimitanti. E così pian piano ritrovi forza e lucidità.
Durante questo percorso mi ha sempre offerto letture e concetti che mi hanno indotto alla riflessione, che dissipavano la nebbia, perché (ahimè!) l’idea, per essere quella giusta, deve venire dal profondo del nostro cuore. Non può conoscerla nessun altro. Dopo il percorso di Coaching, sembra banale dirlo, ma non lo è nella maniera più assoluta, sei in grado di trovare le risposte dentro di te. Almeno questo è quello che è successo a me!” (Cristina)
Per chiunque volesse sperimentare il Coaching per capire se è lo strumento adatto a sè, è possibile chiedere un primo incontro gratuito qui.
Articoli correlati:
- Prendere in mano le redini della propria vita
- A cosa serve un coach per il lavoro e la carriera
- Fare un percorso di Coaching: una testimonianza
- Altre testimonianze sulla pagina: “Dicono di noi“
L’ho trovata sul web…mi sembra adattissima:
Scelgo di vivere per scelta, e non per caso.
Scelgo di fare dei cambiamenti, anzichè avere delle scuse.
Scelgo di essere motivato, non manipolato.
Scelgo di essere utile, non usato.
Scelgo l’autostima, non l’autocommiserazione.
Scelgo di eccellere, non di competere.
Scelgo di ascoltare la voce interiore, e non l’opinione casuale della gente.
(Eileen Caddy)
Ed eccone un’altra…!
Tu non devi seguire nessuno. Certo, devi comprendere, ascoltare, imparare, restare aperto, ma segui solo la tua spontaneità.Segui il tuo essere. E aiuta la gente a essere se stessa. Nello stesso modo in cui, nel mio giardino, io aiuto le mie rose a essere rose, e i fiori di loto a essere fiori di loto. Io non cerco di far diventare la rosa un fiore di loto, il mondo è ricco perché c’è varietà. Sarebbe orribile se crescessero solo rose…esistono migliaia di fiori, e il mondo e’ meraviglioso. Allo stesso modo, ogni persona deve essere autenticamente se stessa, totalmente e unicamente se stessa.
(Osho Rajneesh)