“La vita è cambiamento e quando non c’è niente che cambia, non c’è niente che vive. Tutto ciò che vive si muove. Il cambiamento pertanto è inevitabile. È la natura della vita stessa.” Come recita questo aforisma di Neale Donald Walsch e come affermava, 500 anni prima di Cristo, il filosofo greco Eraclito, “tutto scorre”, tutto cambia continuamente tanto che “nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perché né l’uomo né le acque del fiume sono gli stessi”.
Eppure, quando arriva qualcosa che, più o meno repentinamente, modifica la nostra vita, altera il nostro status quo, sconvolge i nostri schemi, confligge con le nostre abitudini e destabilizza le nostre certezze, ci sentiamo scossi e proviamo emozioni e sensazioni che vanno dalla sorpresa allo sgomento, dalla paura alla rabbia.
Il paradosso è che pur essendo “naturale” il cambiamento, (quando non è voluto e cercato), arriva inatteso, come un imprevisto.
Le reazioni più comuni e “umane” sono da una parte quella della negazione e della resistenza, dall’altra quella del lamento e della protesta. Nel primo caso non si ha (e non si vuole avere) consapevolezza del cambiamento, della sua natura, delle sue origini e delle sue conseguenze: non si accetta l’accaduto e si cerca di costruire muri per proteggersi. Nel secondo caso la reazione non è di difesa, ma di attacco, che può manifestarsi in forma attiva (ira, protesta, lotta, che può avvenire in solitaria o in gruppo) oppure passiva (discussioni su come si stava meglio prima, lamentele su ciò che non va, critiche contro le presunte cause del cambiamento).
Che conseguenze hanno questi comportamenti?
Restare fermi di fronte al cambiamento così come contrastarlo, non cambia la situazione ma piuttosto questi atteggiamenti finiscono per ritorcersi contro di noi.
Anche e soprattutto quando il cambiamento sembra avere un immediato impatto negativo nella nostra vita (pensiamo alla perdita del lavoro, ad un rovescio finanziario, ad una delusione personale) è necessario e utile compiere un cammino che, attraverso tappe successive, conduca ad una nuova e piena consapevolezza del significato e delle opportunità di crescita che questo racchiude.
“Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”: questo aforisma di Lao Tzu ci invita a guardare al cambiamento da una nuova prospettiva, a scoprire ciò che di nuovo ci riserva. La trasformazione da bruco a farfalla molto spesso non è semplice e neppure indolore, ma è necessaria per crescere ed evolverci!
Che cosa può aiutarci ad affrontare questo delicato passaggio?
Di fronte al cambiamento possiamo attuare una o più delle seguenti risposte funzionali:
1) Essere vigili: osservare, ascoltare i segnali deboli, per prevedere il cambiamento
2) Prendere consapevolezza del cambiamento in atto, conoscerlo, esplorarlo per comprenderlo
3) Scaricare le emozioni negative come la paura e la rabbia attraverso la catarsi della scrittura
4) Ricordare i cambiamenti passati affrontati con successo e le lezioni che ne abbiamo tratto
5) Cercare l’aspetto positivo del cambiamento e apprezzarlo
6) Usare l’immaginazione e focalizzarsi su ciò che desideriamo raggiungere e ottenere piuttosto che su ciò che temiamo e non vogliamo
7) Evitare l’immobilismo improduttivo, l’attesa vana e la ricerca di soluzioni perfette, ma piuttosto mettersi in moto il più rapidamente possibile, sperimentare, agire!
Queste reazioni positive “alternative” a quelle “naturali”, testimoniano che, se è vero che l’essere umano tende ad avere una forte resistenza al cambiamento, è anche vero che possiede un’innata, potente capacità di azione e di adattamento.
Concludo con questo Proverbio cinese, come un invito all’azione costruttiva: “Quando soffia il vento del cambiamento alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento.”
Sapete….non vorrei altro che cambiare perchè lo so quanto è bello essere continuamente stimolati. Inoltre, dove lavoro sono davvero insodisfatta non è il lavoro per me e mi sento chiusa in una gabbia ma non ho il coraggio di cambiare perchè ho un mutuo sulla casa!!!!
Non è un periodo felice per rischiare di trovarsi senza lavoro…..e poi dopo 2 anni di insoddisfazione mi sento così priva di abilità…..!!!!
Secondo voi cosa dovrei fare??????
Il mutuo mi spaventa altrimenti avrei già fatto i bagagli anche se anche trovare un posto di lavoro dove essere sereni e soddisfatti non è proprio all’ordine del giorno!!!!!!!!
Marina
“evitare l’immobilismo” è fondamentale per chi ha ancora voglia di fare come me, NON per raggiungere ulteriori mete, ma per insegnare ai giovani quello che fa parte del mio passato(4), per arricchire il loro futuro e per lasciare quindi una eredità di lavoro più serena e se possibile, per loro sì delineare una fattibile meta, fatta di certezze, per formarsi un proprio destino.
…ciò aiuterebbe in ogni caso il cambiamento di ogni prospettiva… perchè NON attuarlo?…per chiudere.. qualcuno alza le vele per pescare in altri mari…
Auguri per questa sera! Leggo sempre con attenzione questi articoli;gli ultimi due hanno un mirabile profumo di oriente. Che bello il paradosso del proverbio cinese ! E’ stato voluto o caduto accidentalmente ? Sembra che l’invito spinga “solo” a costruire,lasciando a noi la scelta.Gentile Mariangela,sarà che sono ormai troppo vecchio,ma vedo solo muri limitanti in giro.
@Marina,
grazie per la tua condivisione: molte persone con cui lavoro come coach si trovano in una situazione simile!
Cosa fare?! Ti indico degli spunti, che ovviamente necessitano di essere approfonditi e analizzati
1) Definire e concretizzare un obiettivo, una meta a cui tendere
2) Valorizzare le tue competenze e le tue risorse: se è vero che negli ultimi 2 anni ti sei fermata dal punto di vista della crescita professionale, è utile fare un bilancio delle tue competenze e capire quali potenziare e come!
3) Delineare un “exit plan” per la tua uscita dal lavoro, o meglio per il tuo passaggio ad un lavoro più soddisfacente: bisogna individuare le tappe da compiere, sia nella ricerca e costruzione dell’alternativa, sia dal punto di vista finanziario.
4) Iniziare a fare un passo dopo l’altro, magari con un sostegno di un coach per superare ostacoli interni ed esterni!
Se è vero che trovare un’alternativa migliore non è facile…è anche vero che se non la cerchiamo nemmeno non la troveremo mai…
E se anche l’alternativa non ci fosse…potremmo costruircela!
@Tullio
ti ringrazio per il tuo intervento!
Mi piacciono molto le tue parole che invitano ad una condivisione e ad un supporto reciproco tra le generazioni!
Nonostante il periodo storico e nonostante tutti vogliano convincerci del contrario, ciascuno è artefice del proprio destino e può lottare per costruirlo, può costruire mulini a vento…o cercare altri mari in cui pescare!
@Pietro
Vero, il proverbio cinese denota una saggezza millenaria…
da che mondo è mondo c’è chi è sfiduciato e costruisce muri…..c’è chi lotta per abbatterli….e chi costruisce qualcosa di nuovo e utile, nonostante tutto e tutti 😀
Per Marina: giustissimo tenere i piediper terra e guardare le esigenze reali e concrete (il mutuo) però se approfondisci di cosa ti sei occupata in questi 2 anni magari anche qui puoi trovare validi suggerimenti su come “riconvertire” le tue competenze e risorse.
Ciao e complimenti davvero un bell’articolo, potresti specificare meglio cosa intendi al punto 3) quando dici “Scaricare le emozioni negative come la paura e la rabbia attraverso la catarsi della scrittura?” grazie Pasquale
Grazie. In questo momento della mia vita, sono le parole giuste che ho bisogno di leggere…pensieri da annotare e su cui riflettere.
Ciao Pasquale, grazie per il tuo apprezzamento!
Quella di cui parlo è di fatto la catarsi emotiva che può essere raggiunta attraverso la scrittura, tanto è vero che molte tecniche terapeutiche la prevedono come strumento di intervento.
In sintesi, se è vero che non dobbiamo lasciare scorrere senza freni le nostre emozioni e lasciarcene travolgere, al contempo è inutile cercare di contenerle o di ignorarle.
Prendere invece in mano un taccuino e iniziare a descrivere quello che proviamo, i nostri pensieri e sensazioni ci aiuta a prenderne consapevolezza, osservarle ed accettarle per poi alla fine superarle.
Ne sono contenta Paola, scrivici pure se vuoi condividere con noi la tua situazione.
Nella vita mi sono sempre rialzata con grinta ed entusiasmo dopo profonde ricadute avvenute una dietro l’altro. Anzi, forse la mia vita è stata sempre una lotta contro la sfortuna. E mi rialzavo più forte di prima. Purtroppo adesso, dopo 20 anni di cadute e rialzate, non ho più forze per rialzarmi. Penso di aver capito la lezione e ho alzato muri altissimi di cemento armato. Ho corazzato la mia vita contro le negatività, mi sono chiusa in casa e con grande rimissione, vivo la giornata così come la vita vuole. Non voglio contestare teorie universali sul nostro potenziale cambiamento, però credo non sia possibile per tutti, se no saremmo tutti uguali. Ognuno ha un destino già segnato. Non si scappa.