Come prendere una decisione: 3 consigli utili

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Conosciamo bene la difficoltà che puoi incontrare nelle scelte di ogni giorno e questo articolo ne è la prova: non è stato facile, infatti, decidere il tema di questo post. Questa difficoltà ci ha fatto pensare a quanto spesso può capitare di dover effettuare piccole e grandi scelte, a breve o a lungo termine, e non sai quale strada prendere.

Abbiamo già riflettuto su quanto è rischioso non rischiare, eppure resta complicato sapere come prendere una decisione, soprattutto quando si tratta di scelte che hanno un impatto rilevante sulla tua vita: scegliere un percorso di studi, sposarsi, licenziarsi, cambiare lavoro, avviare un’attività in proprio e via dicendo.

5 fattori che rendono difficili le tue scelte

Sono 5 i fattori che rendono una decisione così difficile da prendere e di sicuro ti sarà capitato di incontrarne almeno uno nelle occasioni in cui hai dovuto scegliere un percorso di vita, personale o professionale.

Scopriamoli subito:

  1. avere troppe alternative: mentre le scelte obbligate, per quanto gravose possano essere, sono “facili” da prendere, quando hai diverse opzioni tra cui scegliere, la tua mente va in confusione, sia a causa di un eccesso di informazioni, sia della mancanza di criteri chiari e univoci su cui valutare ciascuna alternativa;
  2. cercare la scelta perfetta: la ricerca del perfezionismo va a braccetto con la paura di sbagliare. Per evitare di commettere un errore, per timore di non essere all’altezza o di non avere ancora abbastanza informazioni, si commette di fatto la scelta peggiore e più “sbagliata”: quella di non scegliere!
  3. usare solo la ragione: la nostra cultura ci ha insegnato il predominio della razionalità sull’emotività ma cercare di fondare la tua scelta esclusivamente su ragionamenti logico-razionali si rivela poi nei fatti una scelta…illogica. Utilizzare solo l’emisfero sinistro del nostro cervello significa ignorare le emozioni e l’istinto, che sono parte integrante del nostro essere. Escluderli comporta da una parte la perdita di preziose informazioni su noi stessi e sul mondo che ci circonda, che sfuggono alla ragione; dall’altra rischia di essere controproducente nel lungo termine. Ciò che abbiamo rimosso dalla nostra attenzione può ripresentarsi sotto varie forme: se scegli qualcosa che non vuoi, prima o poi la abbandoni o la saboti inconsciamente!
  4. usare solo le emozioni: Se è vero che fondarsi unicamente su calcoli razionali è limitante e riduttivo, stessa cosa si può dire quando ci affidiamo esclusivamente alle emozioni che, per loro natura, sono mutevoli e instabili. Se il nostro cervello è dotato di due emisferi questo significa che possiamo e dobbiamo usarli entrambi, in modo consapevole e integrato, ovvero sfruttando le funzionalità di ciascuno!
  5. esagerare le conseguenze: ogni scelta ha un effetto sulla nostra vita. Noi tendiamo a prestare tutta la nostra attenzione alle scelte “importanti” per la nostra vita, mentre trascuriamo quelle piccole scelte che compiamo giorno dopo giorno e che di fatto, impercettibilmente cambiano il corso della nostra vita. Le scelte quotidiane, che prendi ormai in automatico perché sono diventate delle abitudini, sono le più pericolose proprio perché non le scegli consapevolmente. Se è vero che nessuna scelta va presa con leggerezza, è anche vero che non devi esagerare l’impatto di una singola scelta nella tua vita: sono rari i casi in cui la scelta che compi è irreversibile. Per quanto possa essere difficile o “scomodo”, c’è sempre spazio per fermarsi, ammettere il proprio “errore” e cambiare strada o aprirne una nuova.

Cosa fai quando non sai prendere una decisione

Tutti questi meccanismi che metti in campo, spesso senza rendertene conto, generano un loop di pensieri che si rincorrono ciclicamente, all’infinito. Riconsideri innumerevoli volte le varie opzioni e quando sei quasi arrivato alla scelta finale un dubbio atroce ti assale, catapultandoti nel turbinio dei tuoi pensieri. Insomma, diventi preda delle tue paure e non riesci più ad agire, afflitto da quella che viene definita la “paralisi da analisi”

A questo punto, la situazione si evolve di solito in due direzioni:

  1. verso lo “spegnimento“: rinunci a prendere la decisione, la metti in un angolo della tua mente o la rinvii a data da destinarsi. In questo modo tamponi la situazione disagevole di conflitto interiore che stai vivendo, provando una (seppur temporanea e illusoria) sensazione di sollievo. Ma anche decidere di non decidere è una decisione e ha le sue conseguenze;
  2. verso la “follia“: ti tappi il naso, copri occhi e orecchie e ti butti alla cieca in una delle alternative a tua disposizione, di solito la prima che ti capita davanti, dicendo a te stesso: “O la va o la spacca!”. Questa è una strategia per toglierti di dosso il peso di una scelta: peccato che il destino, in ogni caso, porta sempre la tua firma.

Come prendere una decisione consapevole ed efficace: le 3 S

Per quanto non esista alcuna ricetta per fare la scelta giusta, ci sono 3 ingredienti essenziali che possono guidarti in modo costruttivo verso una decisione consapevole:

  • serenità;
  • semplicità;
  • sperimentazione.

Di seguito analizziamo singolarmente le 3 S.

Serenità

Ricorda: nessuna buona decisione può essere presa con un cattivo stato emotivo. Quanto più ti rilassi e cerchi il tuo equilibrio interiore, tanto più la tua mente sarà lucida e riuscirà ad ascoltare con attenzione sia le voci interne che quelle esterne, i tuoi ragionamenti e le tue sensazioni. Quando sei sereno e centrato, i tuoi 2 emisferi si integrano in modo armonico. Pensa allo stato emotivo in cui ti trovavi e come ti sentivi l’ultima volta che hai preso una buona decisione.

Semplicità

Come abbiamo visto, troppe alternative rischiano solo di confondere. È fondamentale riuscire a mettere da parte alcune possibilità per concentrarti sull’essenziale. Inoltre, se non sai cosa è più importante per te in una specifica situazione, non saprai neanche dare ordine alle tue idee. Come metodo di discernimento, chi ha un approccio analitico si mette ad elencare la lista dei pro e dei contro oppure sviluppa un’analisi SWOT, per identificare punti di forza e di debolezza (interiori) confrontandole con opportunità e minacce esterne. Per chi invece tende ad essere meno razionale e più emotivo, suggerisco il metodo della “scrittura libera”: scrivere senza filtro tutto ciò che pensi e che provi, oltre ad essere “catartico”, aiuta a chiarirti le idee e a mettere ordine nella tua testa. Infine, rileggere ciò che hai scritto serve ad avere quello sguardo attento e distaccato che ti fa cogliere l’essenziale.

Sperimentazione

Puoi rifletterci quanto vuoi, ma l’unica vera “prova del 9” della bontà della tua scelta è l’azione. Devi quindi darti un tempo per analizzare (senza scadenze urgenti, ma neppure aleatorie, per evitare di rimandare all’infinito) e uno per agire. Se possibile, potresti concederti di sperimentare a piccoli passi, ovvero di mettere alla prova la tua scelta con un semplice test, meglio ancora se  in un ambiente protetto.

L’azione, seppur piccola, ti aiuta a uscire dai labirinti della tua mente, dando consistenza e respiro alle tue idee. Sperimentando, puoi scoprire se la decisione presa ti piace veramente, se ha senso per te, se funziona, se devi aggiustare il tiro.

Prova a prendere una decisione importante

Quanto più spesso affronti una scelta, piccola o grande che sia, tanto più sarai allenato a prendere una decisione, imparando ad ascoltare davvero te stesso, prenderti le responsabilità e dirigere consapevolmente la tua vita, perchè è proprio saper scegliere a renderti libero!

Adesso che sai come prendere una decisione in modo efficace e consapevole, prova ad applicare nostri consigli, usando uno o più degli strumenti proposti, e facci sapere come va.

Nel frattempo, ti lasciamo alle scelte da fare con una bella massima del generale Omar Nelson Bradley: “Ci è concessa una sola vita e spetta a noi la decisione di lasciare che le circostanze modellino la nostra esistenza o in alternativa di agire, e così facendo, vivere intensamente.”

Questo articolo ha 22 commenti

  1. moise viorica in branchetti

    CIAO ! E VERO !VOI AVETE ARAGIONE .MILLE GRAZIE PER I VOSTRI CONSIGLI SEMPRE VICINO .ABBRACCI

  2. elena

    Buongiorno e complimenti per gli inteerssanti articoli!
    Devo prendere una scelta lavorativa importante e mi trovo combattuta sul da farsi.. Chiedo gentilmente un suo parere sulla situazione. Sono una ragazza di 28 anni, che ha sempre lavorato come commessa, impiegata, ect. A novembre mi sono laureata in Scienze della Società e del Servizio sociale e iscritta all’albo degli assistenti sociali. Da tempo cerco lavoro nell’ambito sociale in tutti i modi possibili, proponendomi anche come tirocinante volontaria, pur di fare esperienza nel settore (visto anche la discontinuità dei lavori trovati negli ultimi anni non avevo niente da perdere).
    Nelle ultime settimane si sono aperte varie possibilità: alcuni lavori come commessa, tra cui ho scelto l’offerta più “vantaggiosa” e a lungo termine (sostituzione maternità), e uno stage in un’agenzia per il Lavoro, all’interno delle Risorse Umane, con un piccolo rimborso spese e nessuna garanzia d’assunzione allo scadere dei sei mesi.
    Inoltre ho saputo ieri che una cooperativa sociale radicata a livello nazionale e regionale accetterebbe la mia domanda di stage post laurea. Quest’ultima possibilità mi permetterebbe di fare esperienza nell’ambito x eccellenza dei miei studi, e (si spera) di trovare lavoro in futuro tale ambito.
    Ora, felice di queste belle opportunità, mi trovo con una bella patata bollente in mano!!
    Se continuo a fare la commessa non avrò la possibilità di acquisire competenze che potrei sfruttare in futuro, anche in realtà diverse dall’agenzia, e di avvicinarmi ad un ambito che mi appassiona.
    D’altro canto rifiutare un lavoro che potrebbe rendermi autonoma per almeno un anno mi sembra uno schiaffo in questo momento di forte crisi..
    Sono molto determinata nel raggiungere i miei obiettivi, ma mi sto anche costruendo un futuro indipendente dai miei genitori.. La scelta non è davvero facile..

  3. Coach Lavoro

    Per prima cosa ti ringrazio per aver apprezzato i miei articoli e per avermi contattato.
    Se ho capito bene la tua domanda è la seguente: mi conviene rinunciare alla proposta di un contratto full time come commessa per uno stage di 6 mesi a 300 euro in un’agenzia per il lavoro? Nel primo caso hai la garanzia di assunzione (per quanto immagino a tempo determinato) nell’altra no, e anzi sei stata scoraggiata dal farci affidamento.
    Tu da una parte hai necessità di una stabilità anche perchè ti stai costruendo la casa, dall’altra sei sensibile al tema del lavoro e speri in un futuro nelle HR.

    Se vuoi un parere su quest’ultimo punto, non posso che concordare con la responsabile che è stata diretta e sincera (mentre avrebbe tranquillamente potuto “invogliarti” in vista dello stage): le assunzioni con la crisi si sono ridotte notevolmente e a farne le spese sono stati non solo i lavoratori ma anche le agenzie interinali che dopo l’iniziale boom hanno subito una forte riduzione del personale. chiaramente tutto il settore della selezione ne ha sofferto e in generale le HR (quindi anche chi lavora nel personale delle grosse aziende).
    Un’altra cosa da specificare è che l’esperienza in un’agenzia, per quanto formativa, non è altamente spendibile al di fuori. Purtroppo si ragiona molto per campi separati: quindi se hai esperienza in agenzia tendi a rimanere nel settore o al massimo in quelli affini (società di selezione, headhunter) mentre il passaggio nelle HR delle aziende non è così immediato (perchè a loro volta le aziende prediligono chi ha già esperienza nelle aziende stesse).

    Quindi questo è il quadro della situazione. La tua scelta poi la fai in base anche alle tue priorità personali e professionali e ai tuoi obiettivi di vita.
    Se le risorse umane sono la tua grande passione, allora non posso che dirti: investi in ciò che credi di più (a proposito, non mi hai mai parlato dell’assistenza sociale vera e propria, come mai?). Ma se non è così e cerchi garanzie realistiche allora, beh, credo che l’alternativa più realistica tu ce l’abbia già tra le mani!
    mi auguro di averti aiutato!

  4. Karen

    Buonasera,
    dopo aver letto e scorso vari siti e vari testi sul discorso decisionale, ho “deciso” di chiedere una consulenza.
    La mia situazione non e’ quella di scegliere tra un’opportunita’ di lavoro o un’altra, bensi’ quella di lasciarlo. Mi sono sposata da 1 anno. Mio marito ha trovato lavoro in California USA e l’anno scorso ho chiesto un’aspettativa alla mia azienda per fare 6 mesi con lui. erano una prova per vedere come ci si trovava in attesa di una decisione l’anno successivo. In California ci siamo trovati bene. Il posto e’ molto interessante e la silicon valley per un ingegnere come mio marito e’ il posto tanto sognato. Ora dobbiamo scegliere dove vivere in via definitiva, se in Italia o negli US. Ora veniamo al difficile. Io lavoro in banca qui in Italia e per me andare in US significherebbe 2 cose. La prima e’ perdere il mio lavoro, che mi piace e mi rende indipendente. Seconda, negli US causa regolamento immigrazione, fino all’ottenimento della green card non avro’ il permesso di lavorare. e questo mi spaventa. Piu’ o meno l’attesa e’ di un anno/ un anno e mezzo. Quanto ne vale la pena spostarsi e reinventarsi per vivere in California piuttosto che vivere una vita tranquilla in Italia? Grazie

  5. Coach Lavoro

    Ciao Karen, grazie per averci contattato! La scelta che ti trovi ad affrontare è particolare, in gergo si chiama un “doppio positivo”, nel senso che ciascuna opzione ha una valenza positiva più che negativa. Se resti in Italia rimani nel tuo lavoro, che ti piace, ti dà indipendenza e conservi la tua tranquillità, d’altro canto in California sei stata bene e tuo marito avrebbe ottime opportunità di lavoro e carriera. Questo tipo di scelta consente massima libertà perchè di fatto, comunque vada, sarà un successo….. o quasi perchè comunque hai la paura di non poterti ricollocare, non hai “sicurezza”!
    Come dice l’antico proverbio: chi lascia la strada vecchia per la nuova….
    Ma il punto è….quanta “sicurezza” c’è nella scelta di restare? chi può garantirti che la situazione resti così com’è? E che “sicurezza” avresti rispetto al mantenimento e alla crescita del tuo rapporto di coppia? Tuo marito sarebbe disposto a rinunciare alla sua carriera?
    Sì, perchè un aspetto che complica la situazione è il fatto che la scelta non ha impatto solo su di te ma anche su un’altra persona a te legata…
    Quindi, come uscire dall’empasse? Credo che tu debba trovare le tue motivazioni vere e reali per partire, un progetto, una prospettiva: non hai nulla che ti faccia desiderare di andar via dalla situazione attuale, perchè ci stai bene, quindi se non trovi una ragione positiva, una meta a cui tendere, prevarrà il tuo impulso a rimanere!
    PS: Per qualunque esigenza, sai che puoi contattarmi per una consulenza gratuita!

  6. Alberto

    Buongiorno,
    io sono un area manager (ho 33 anni) di una piccola azienda in cui mi trovo benissimo anche economicamente.
    Ho appena ricevuto un’offerta dalla più grande azienda del mio settore (farmaceutico), economicamente migliore ma con un passo indietro in termini di posizione.
    La scelta è molto difficile, penso di sbagliare qualsiasi scelta prenda.
    Rimanere nell’azienda in cui già ricopro una posizione di tutto rispetto ma con scarse possibilità di crescita in quanto familiare, o rimettermi in gioco, scendere di un gradino e riprovare la scalata?
    Consigli?

  7. Coach Lavoro

    Salve Alberto,
    Interessante il fatto che tu descriva come potenzialmente “sbagliata” qualunque scelta tu prenda…
    E se fosse vero esattamente l’opposto?!
    Che qualunque fosse la scelta, sarebbe comunque positiva….. o per dirla in altri termini: comunque vada, sarà un successo?!
    Se resti nella piccola azienda famigliare, hai una posizione manageriale, sei soddisfatto economicamente e ti trovi bene professionalmente.
    Se accetti il passaggio, entri in un’azienda più grande, di maggiore respiro, ed avresti ancora di più economicamente!
    Certo, in questo secondo caso non avresti CERTEZZA delle crescita nè del fatto di poterti trovare bene allo stesso modo, ma 1. questi due fattori non sono affatto esclusi e 2. avresti comunque gli altri aspetti positivi a compensare!
    Quindi, se è vero che entrambe le scelte sono oggettivamente e “razionalmente” positive….a livello intuitivo, quale senti di più? Quale ti ispira maggiormente?
    A volte la differenza può essere sottile, ma la riesci senz’altro a percepire.

  8. Gianni

    È veramente dura scegliere fra due lavori, ci sono un sacco di variabili da tenere in considerazione, io ho cercato un po’ per il web per avere una mano per fare la mia scelta e ho trovato questo articolo di grande aiuto, lo linko perchè potrebbe essere utile anche ad altre persone!:

    http://affari.uncome.it/articolo/come-scegliere-tra-due-lavori-16536.html

  9. Stefano Silvestri

    Buongiorno,

    Ho 45 anni e ho sempre lavorato nel mondo IT data la laurea in questo campo. Il lavoro come programmatore mi è sempre stato indigesto in particolare quando eterodiretto, mentre se nato da una mia idea mi ha dato più di una soddisfazione. Vorrei cambiare strada e dare un taglio ad una professione che non sento più. Non voglio tornare a fare il dipendente ma non mi pare sia questo il momento per mettersi in proprio. Ho poi un forte interesse nel mondo della finanza e della gestione del denaro. Le vie quindi sono tre, quella vecchia ma relativamente “sicura” ma che non vorrei più fare, quella nuova ma nello stesso campo ma come autonomo e quella di strappo per così dire in cui prendo sul serio la gestione del denaro e mi costruisco un percorso autonomo di crescita in questo campo e mi occupo solo di questo. Nel frattempo in una situazione di crisi ho lasciato il vecchio lavoro e al momento sono a casa e mi occupo di mio figlio e del suo progresso nella lettura. Intanto il tempo passa e siccome porta consiglio vorrei che arrivasse prima di “essere costretto” a ricadere nelle vecchie scelte cosa che ho già rifiutato una volta quando si è presentata la dis-occasione di esservi risucchiato.

  10. Coach

    Se come hai scritto, hai già percorso più di una volta la strada vecchia e alla fine sei sempre arrivato allo stesso punto, ossia dove non vuoi stare, allora è davvero giunto il momento di apire l’orizzonte e cambiare!
    Perchè…”Chi lascia la strada vecchia per quella nuova”…può finalmente dare una svolta alla propria vita!
    Qualunque percorso tu scelga, la parola chiave l’hai scritta tu stesso: “Autonomo”! Perchè quindi continuare ad indugiare? Prima inizi, prima sperimenti, prima scoprirai se il “sistema” che hai scelto funziona o meno e potrai cambiarlo o portarlo avanti.
    In ogni caso, in bocca al lupo!

  11. claudia

    Buongiorno, ho 48 anni, una laurea e un percorso professionale da consulente iniziato molto brillantemente e proseguito con successo fino a 14 anni fa, quando ho cominciato ad avere la sensazione di non costruire niente. Avrei voluto avviare un’azienda con un prodotto di consumo, ma non sono riuscita a trovare un partner finanziario disposto a entrare in società e alla fine ho abbandonato il progetto. In questi 14 anni lavorativamente mi sono ‘trascinata’ senza più raggiungere i livelli di reddito di un tempo. È come se non fossi motivata a fare nulla… ma non sono nemmeno rassegnata ad accontentarmi, perché la vedrei come una sconfitta.
    Mi vengono molte idee, diametralmente opposte, che spaziano da una tematica all’altra senza criterio. Ognuna di queste idee ha un pezzettino che mi entusiasma, ma subito mi sembra di individuare l’ostacolo, la cosa che mi bloccherà.
    Non è servito a niente cercare di capire la mia identità, le mie passioni, le possibilità potenziali di guadagno, la facilità (stimata) di realizzazione, il lancio della moneta…
    Sembra facile dire ‘parti da una’… ma su questa scelta sono completamente paralizzata.
    Può darmi un suggerimento?
    Grazie

  12. Coach

    Claudia, la situazione che tu riporti corrisponde in molti punti a quanto descritto nell’articolo..
    Ti trovi in una situazione di “paralisi da analisi” che di fatto è appesantita dagli ultimi 14 anni in cui hai continuato a trascinarti senza scegliere. Più evitiamo di scegliere più ci avviluppiamo nei nostri pensieri, più difficile poi sarà deciderci…!
    Il punto è che ogni alternativa ha il suo margine di rischio: qualunque cosa tu scelga, anche dopo la più accurata analisi, può andare male! Non si può evitarlo in alcun modo se non…evitando di scegliere, come stai facendo tu, ritrovandoti però in una situazione di insoddisfazione cronica e di stallo. A questo punto ti chiedo: non è forse meglio accettare la possibilità di fallire rispetto alla certezza di rimanere così bloccata vita natural durante?!
    Su un altro articolo che ho dedicato alla scelta suggerisco altri strumenti di “sblocco”: la scelta “low cost” e quella “paradossale”. https://www.coachlavoro.com/2015/12/scelgo-dunque-sono-limportanza-di-saper-decidere/
    Leggi e sperimenta, sono tecniche tanto semplici quanto potenti! Se proprio proprio non si dovesse smuovere niente…allora scrivimi pure per fissare una call gratuita. A presto!

  13. Filippo

    Ciao sono un ragazzo di 30 anni , non sono laureato ma lavoro in uno specifico settore trasporti da circa 8 anni. Ho cambiato 3 compagnie e vissuto all’ estero provando più stimoli! Da circa 4 lavoro nella mia città con un indeterminato ma un lavoro che non mi soddisfa più anzi mi fa stare male. Non so che strada prendere . Perché da un lato ho la sicurezza di un lavoro sicuro nella mia città e dall altro non riesco più a star dentro esso. Nonostante ho anche un supporto psicologico. Che cosa faccio ? Ho optato ormai da anni l’ idea di tornare a studiare, ma significa tornare dipendente dai miei e in più sui libri ! Aspetto una vostra risposta , grazie A

  14. Rita

    Salve ho 38 anni quasi 39 e mi trovo ad un bivio della vita. Per 25 anni ho lavorato nel settore turistico museale ho laurea in lingue e pur con lavori saltuari mi è sempre piaciuto. Dal 2013 ho iniziato supplenze infanzia perché ho diploma psicopedagogico e anche li’ mi som trovata bene. Nel 2016 ho fatto concorso infanzia e sono stata convocata in una provincia vicina! Invece di essere felice grande ansia perché mi sembra un percorso tutto nuovo rispetto ai 15 anni precedenti. Ho sempre pensato avrei lavorato in campo turistico museale ma purtroppo la cooperativa con cui sono ora il prox anno ha il bando in scadenza e non si sa se lo rinnoveranno! E neppure per quanto tempo! Cosa faccio?? Non so che strada prendere la via piu’ sicura della scuola dove non ho così tanta esperienza o resto come ora che mi trovo bene anche coi colleghi ma non so come andrà a finire? Chiedo un consiglio da un parere esterno sono molto confusa e cambio idea spesso.

  15. ivan

    Salve, ho 34 anni
    sarei a un bivio ho l opportunità di lavorare in USA a svolgere un lavoro che ho accantonato per anni e che svolgevo stagionalmente come operaio installatore e dall altra andare a lavorare in un centro immersioni alla pari che si rispecchia in cio’ che ho studiato nella biologia marina. Nel primo caso per ottenere il visto passera un anno e piu e il lavoro sarebbe in una città stressante che pero’ potrebbe nel futuro darmi qualche certezza di stabilità
    mentre nel secondo sarebbe bello andare sopratutto per il luogo paradisiaco in cui si trova pero’ senza sapere se ci saranno risvolti lavorativi futuri ma sarei spinto dal fatto di poter prendere un brevetto che mi potrebbe servire in futuro e anche dal posto in cui si trova il lavoro
    qualche suggerimento ?

  16. Lisa

    Ciao ho 27 anni e sono laureata in Biologia. Da quasi un anno lavoro per una grande multinazionale in un settore diverso dai miei studi sales and marketing. Ora che il mio contratto sta per scadere ho ricevuto una proposta di lavoro (apprendistato seguito da tempo indeterminato) per una piccola società di consulenza scientifica come project manager junior. Il lavoro mi interesserebbe ma il capo è un tipo un po’ particolare e soprattutto quando si è in 10 c’è un atmosfera totalemente diversa da una grande azienda che mi convince di meno. Sembra che nella mia attuale azienda si siano aperte due posioni nell’ambito ricerca e sviluppo per ampliamento organico, che sarebbe il mio sogno, ma con un contratto a termine di pochi Mesi. Ora mi assalgono i dubbi, innanzitutto spero di poter fare il colloquio presto anche nella mia azienda per capire se il responsabile, il progetto e il lab mi piacciono. Ma mi chiedo non sbaglio (visto che cerco stabilizzazione) a rinunciare comunque ad un impiego che mi interesserebbe cn un contratto a tempo indeterminato nel breve tempo? E se invece non fossi all’altezza del nuovo lavoro nella mia azienda e mi ritrovassi disoccupata fra qualche mese ? Consigli ? Grazie!

  17. Fabrizio Cerone

    Ciao sono nel pallone totale, mi trovo a dover effettuare una scelta lavorativa che prevede un cambio di città e non si cosa fare, nel momento in cui sembra di aver deciso, mi si ripresenta il dubbio più forte di prima. Dove sono attualmente le cose vanno male dal punto di vista lavorativo, ma la città non mi dispiace perché non grandissima e vivibile ed ho costruito una mia rete di rapporti. L’altra opportunità prevede il trasferimento in una città più grande, anche più impegnativa economicamente, ma proverei una nuova esperienza lavorativa. La cosa che più non mi va è ricominciare di nuovo da capo, e sarebbe la 4a volta in 7 anni, ma ho paura di perdere un’opportunità importante.

  18. Ery

    Buongiorno ho 31 anni e mi trovo a dover scegliere tra 2 scuole. 1lavora molto sul corpo e ha un modello solido alla base, l’altra fornisce tecniche diversificate per ciascun disturbo ma il modello alla base è piuttosto recente. Da un lato c è tanto lavoro sul corpo che adoro e solidità del modello che però è unico cioè non spazia e dall altro ho un modello più flessibile che mi permette di vedere la persona sotto più punti di vista ma la teoria alla base è recente e non così consolidata. Inoltre sul corpo ho già fatto esperienza di 3 anni con le tecniche dell’ altra scuola no.scelgo 1cosa fatta bene o 1cosa che mi dà tante tecniche ma non so se lo fa in modo approfondito? Che fare? Aiutoooo. Grazie

  19. Denise

    Salve mi sono trasferita a Verona per un nuovo lavoro Scrivo qui estenuata da una decisione che devo prendere dai primi di luglio. Non faccio che rinviare, aver paura, non dormire e da ieri mangiare pochissimo. Poi due giorni fa ho scelto ma ho il magone piango e sto malissimo. Sto raccogliendo le mie forze adesso perché sono anche stanca di parlarne a chiunque. Il dubbio è la casa da scegliere. Dopo una lunghissima ricerca ne ho trovate due i primi di luglio. Una più piccola, più economica, che non mi piace tanto quanto l’altra, il punto non è così buono ma ho la fermata sotto casa, io non sono automunita. La cucina è angusta, il piano basso.. insomma so che non mi piace tanto quanto l’altra che è poco più grande, divisa meglio….etc dove potrei pensare di ricominciare con una nuova serenità, io so quale mi piace di più ma purtroppo questa costa di più (. 530 vs 450) . Il problema è che dopo aver detto sì ora sto malissimo anche se non ho ancora firmato nulla. Nonostante mi piaccia di più, l’idea del vincolo, del dare il preavviso per andare via, l’intestazione delle bollette mi ” disturbano” e stanno diventando tutti ostacoli immensi così come l’idea che salga il mio ragazzo per star lì in pianta fissa con me, mi sento mancare l’aria ma magari invece poi sarei felice. Salirebbe anche nell’altra ma il fatto che venga in questa mi fa stare peggio. Eppure a parte assenza di TV e condizionatore la casa più costosa è davvero bella… ma sento come di fare un passo troppo lungo , più lungo della gamba anche se lo stipendio me lo permette. Se penso di dovermi responsabilizzare , incontrare la signora , fare le volture , organizzare le visite mi sento già male.. a parte le 80 euro in più che spenderei al mese, che mi sembrano rubate. Ma è vero che questa casetta potrebbe diventare il mio paradiso , la potrei personalizzare.. c’è anche un bel terrazzino..eppure nonostante tutto io sto male e in questo momento tutti i motivi concreti e positivi per cui l’avevo scelta come la zona che mi piaceva anche più , avessero perso importanza. Qui potrei anche ospitare qualcuno che voglia venirmi a trovare perché c’è la cucina soggiorno. Se qui provo la serenità di avere una casa che mi ha colpita subito, dall’altra c’è che mi sento più ” coccolata” . Poi penso che sta arrivando l’inverno e starò più in casa e mi chiedo se nella casa piccola starei male perché un po’ triste la zona poco fuori mano o mi sentirei raccolta da un piccolo ambiente che si scalderebbe subito d’inverno. La piccola ha mobili più carini ma gli spazi sono più grandi e vivibili nell’altra… insomma sta diventando un problema cronico che comincia anche a coinvolgere altri distretti del mio corpo con dolori al fianco etc… Mi rendo conto di tale assurdità e dentro di me so che sarebbe una rinuncia all’entusiasmo di prendere casa grande che col tempo mi darebbe più possibilità di vivere meglio.. l’altra non so se mi starebbe poi stretta..non c’è un soggiorno, solo camera bagno e cucina piccolina ma mi rende serena la questione economica e le condizioni di ingresso/uscita.. nell’altra mi rende serena pensare agli spazi e al fatto che mi è piaciuto tutto…. Che faccio….mi sto distruggendo

  20. Carmen

    Buongiorno, ho trovato l’articolo molto interessante, soprattutto perché mi sono rivista in molti degli aspetti descritti. Tuttavia, mi trovo anche nell’impasse di non riuscire a decidere e, questo, mi sta logorando…per spiegarmi meglio devo decidere se cambiare lavoro: attualmente lavoro come educatore (CCNL cooperative sociali -D2) in una comunità che purtroppo non viene gestita bene. Inoltre non mi trovo per niente con il mio collega, il quale passa dall’essere aggressivo verbalmente con me al non parlarmi proprio (si trova in un periodo di forte stress per suoi motivi…e diciamo che non è mai stato abituato a seguire le regole). Il capo non aiuta molto, in quanto mi carica di lavoro, dandomi anche quello che il mio collega non fa. Gli aspetti positivi di questo lavoro rimangono solo che sono molto vicina a casa, ho un buon stipendio e mi gestisco l’orario io. Tuttavia, la situazione con il collega (il cui comportamento potrebbe mettere a serio rischio la cooperativa) mi ha portato a cercare altro: mi avrebbero proposto un contratto come educatore UNEBA (riconosciuto con titolo,quindi non andrei a perderci molto), ma avrei degli orari più faticosi (a cui si aggiungono anche turni di notte e reperibilità)e sarei più lontana da casa. Non sono ancora riuscita a capire perché non riesco a decidermi….

  21. Nathalie

    Buonasera,
    Ci provo , un’altro punto di vista non fa mai male..
    Ho 23 anni e ho fatto per 4 anni la barista , in un bar bellissimo , con persone stupende
    Stipendio ottimo ma c’è qualcosa che non va.. avevo voglia di cambiare e provare un lavoro da ufficio
    Ho trovato come impiegata in un’agenzia immobiliare ,contratto di apprendistato di tre anni .. lavoro del tutto diverso forse anche troppo statico o monotono. Ma non è male! Anzi mi incuriosisce
    La paga , e gli orari sono diversi ma, ho pensato, che ha 23 anni è giusto cambiare e fare un’altra esperienza, crescere professionalmente e imparare cose nuove .
    Ma ne vale la pena? Vivo da sola quindi sicuramente i soldi sono importanti ma non è neanche quello il vero motivo per cui ho voluto cercare qualcosa di diverso.
    Ora che c’è l’ho non so cosa scegliere ..
    il bar potrebberlo venderlo ma adoro fare quel lavoro .. come mi incuriosisce fare qualcosa di nuovo … non so cosa fare , ho paura di fare la scelta sbagliata

  22. Roberto

    Salve sono un ragazzo di 26 anni e sono sottoposto a una grande scelta lavorativa. Attualmente lavoro in somministrazione per la più grande azienda da italiana nelle energie rinnovabili con contratto per sostituzione maternità. Essendo in somministrazione avevo fatto altri colloqui ed ero stato selezionato per un programma internazionale per neolaureati nell’azienda più grande produttrice di turbine eoliche. Quando l’azienda in cui ero ha saputo di questa cosa ha cercato di tenermi con lei proponendomi un contratto a tempo indeterminato con un ottimo stipendio per il mercato italiano, una di quelle offerte difficili da rifiutare. Al contempo non vorrei perdere l’opportunità del programma internazionale poiché penso sia qualcosa di unico anche se a livello economico si parla di meno della metà e il contratto è per tirocinio… Anche se a livello di esperienze non c’è storia perché ti permetterebbe anche di ruotare in due paesi differenti dell’azienda e provare più ruoli. È veramente difficile scegliere…

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