Il nostro modo abituale di pensare, sentire e agire, in una parola, la nostra personalità è qualcosa che portiamo sempre con noi sia nella vita personale che sul lavoro.
In ogni nostra interazione con noi stessi (pensieri, emozioni), con gli altri (amici, colleghi, selezionatori) e con il mondo (le situazioni che viviamo, l’ambiente di lavoro, la società) siamo caratterizzati da un certo “stile” unico e riconoscibile.
Immaginiamo di far vivere per un giorno la nostra vita a qualcun altro: come percepirebbe gli eventi? Come si comporterebbe? Molto probabilmente vedrebbe e farebbe qualcosa di diverso da noi, ottenendo risultati differenti! Questo significa che ciò che viviamo ed otteniamo (o meno) non dipendono tanto dal contesto esterno, ma da come noi ci approcciamo e reagiamo ad esso!
Il modo in cui ci comportiamo, quello che facciamo o creiamo, con la nostra mente o con le nostre mani, rappresentano il riflesso di ciò che siamo.
E a sua volta la nostra personalità è frutto del nostro patrimonio genetico, dell’ambiente in cui siamo cresciuti, dei modelli che abbiamo avuto e infine, secondo la teoria dello Psicologo James Hillman, anche da quel nucleo di identità, l’”anima” che portiamo con noi fin dalla nascita.
Questo significa quindi che il nostro modo di essere è predeterminato?
Su questo punto le ricerche psicologiche si dividono perchè per alcuni la nostra personalità è stabile ed immutabile, ma l’approccio che ottiene maggiori riscontri è quello secondo cui essa si evolve nel corso della vita, in base alle nostre scelte, esperienze e agli insegnamenti che siamo in grado di trarne.
Se è vero che abbiamo il nostro “marchio di fabbrica”, è altrettanto vero che non possiamo trincerarci sempre dietro un “sono fatto così”!
Un recente studio condotto su più di 8000 persone conferma che la personalità può cambiare nel tempo, portando con sé effetti significativi sul benessere e la soddisfazione che proviamo nella nostra vita.
Quindi se vogliamo migliorare la nostra vita dobbiamo iniziare a cambiare quell’aspetto del nostro modo di pensare, sentire e agire che ci sta impedendo di ottenere ciò che desideriamo!
Che cosa possiamo fare per migliorare noi stessi?
Conoscerci: come abbiamo scritto più volte, la base di ogni crescita personale e professionale è costituita dalla conoscenza di noi stessi. Essendo consapevoli di chi siamo, di quali sono i nostri punti di forza e di debolezza sapremo su cosa fare leva per evolverci. Non partiamo mai da zero, ma abbiamo sempre dentro di noi delle risorse a cui attingere per raggiungere i nostri obiettivi.
Sperimentarci: per cambiare l’introspezione non basta, bisogna agire! Possiamo iniziare da una piccola abitudine quotidiana come quella di svegliarci prima la mattina o di leggere per mezz’ora la sera prima di andare a dormire. Sul lavoro possiamo individuare una nuova attività o progetto a cui dedicarci per sviluppare una nuova competenza!
E poi possiamo decidere di andare oltre i nostri limiti, di fare qualcosa mai provata prima, magari semplicemente il contrario di ciò che siamo abituati a fare. Non c’è per forza bisogno di lanciarci nel vuoto, possiamo utilizzare la tecnica dei piccoli passi, concentrandoci sui progressi che facciamo, un passo dopo l’altro! Andando avanti scopriremo che possiamo fare ben di più di ciò che finora abbiamo ritenuto possibile.
Apprendere: la lettura di libri di crescita personale apre i nostri orizzonti, ma ciò che conta poi è mettere in pratica ciò che leggiamo! Per questo il punto precedente risulta veramente “centrale” nel nostro discorso! Da bambini abbiamo imparato a camminare provando e riprovando, e imparando dalle nostre cadute e dai nostri inciampi. Tenere un diario personale può essere davvero utile per riflettere sulle esperienze fatte, per apprezzare i successi ottenuti e i progressi fatti, giorno dopo giorno, e apprendendo dalle sconfitte e dagli errori.
E ricorda sempre: “Per quante buone parole potrai leggere e pronunciare, quale bene ti arrecheranno se non le metterai in pratica?” (Buddha)
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